Nel giorno di Pasqua la Bolivia si è recata alle urne per la sesta volta dalla salita alla presidenza della repubblica di Evo Morales nel 2005. Si è votato per eleggere 9 governatori, 335 sindaci, 144 assemblee dipartimentali, 1883 consigli comunali e 23 autorità indigene nel nuovo scenario di vaste autonomie locali previste dalla nuova costituzione approvata nel gennaio del 2009. Viene sempre ricordato, e a ragione, come la Bolivia contenda all’Ecuador il primato dei colpi di stato e pertanto, quando nel 2005 l’indio Aymara Evo Morales vinse le elezioni al primo turno con il 52% , tutti gli osservatori furono concordi nel giudicare storico l’avvenimento. In un paese dove la maggioranza dei suoi abitanti sono amerindi, o più comunemente chiamati in italiano indios, o discendenti delle popolazioni precolombiane, l’elezione di Morales era una grande novità destinata a marcare gli anni futuri. Infatti il 30% degli abitanti della Bolivia è Quechua, il 25% Aymara, il 30% meticcio e il 15% bianchi. Ma ad accentuare la peculiarità della Bolivia è la distribuzione geografica di queste popolazioni. Esemplificando vi sono quasi due Bolivie, una occidentale tra le due catene delle Ande con un altopiano freddo ed arido che va dai 2500 ai 4000 metri di altezza e una orientale pianeggiante e ricoperta in parte da foreste. Nella parte occidentale abitano la stragrande maggioranza degli indigeni ed è anche la parte più povera, l’orientale è abitata da bianchi e meticci ed è la parte più ricca con i suoi giacimenti di petrolio e di gas e la sua ricca agricoltura.
Quando Morales vince nel 2005 il paese si spacca politicamente, economicamente e razzialmente. Morales, antico sindacalista della zona del Chaparé, zona dove si coltiva la foglia di coca per gli usi tradizionali dei boliviani, guida con successo il MAS (Movimento Al Socialismo), un partito di sinistra dove un socialismo dai forti connotati indigeni si unisce alla classica sinistra boliviana di origine comunista e troskista di cui si fa espressione il vice presidente Alvaro Garcia Linares. Sul piano economico il MAS porta avanti piani di nazionalizzazione a cominciare da quella degli idrocarburi e di limitazione e di controllo dell’economia di mercato. Morales chiama tutti gli indios a rivendicare il potere creando così una situazione nuova che vede la maggioranza degli indios concentrare i loro voti sul MAS contro le aree bianche e ricche della Bolivia orientale chiamata “Mezza Luna”. Gli anni che seguono il 2005 assistono a duri scontri tra l’azione di Morales che vuole trasferire le ricchezze prodotte nella zona orientale del paese dalla ricca agricoltura e dall’estrazione di petrolio e di gas alle povere popolazioni che abitano le aride regioni dell’occidente dove si concentrano le popolazioni povere ma che gli hanno dato il potere.
Nel 2006 il MAS vince le elezioni per l’Assemblea Costituente, nel 2008 vince il referendum per la revoca del suo mandato, nel 2009 viene approvata la nuova costituzione e nel dicembre dello stesso anno Morales è rieletto presidente con un sorprendente 64% dei voti. Morales pensa di utilizzare questo risultato per schiacciare l’opposizione moderata che ha nella ricca città di Santa Cruz la sua roccaforte. Morales gira tutto il paese chiedendo voti per il suo MAS e dicendo che non collaborerà con “governatori cospiratori”, si dice sicuro di vincere in sette delle nove provincie. Certamente l’opposizione è divisa e debole per la dura repressione portata avanti da Morales. Sono dovuti fuggire all’estero gli ex governatori Manfred Reyes e José Luis Paredes e il leader di Santa Cruz Branco Marincovik, a questi si aggiunga un altro centinaio di oppositori, tutti messi sotto accusa da una magistratura ormai nelle mani di Morales. Ma nonostante questo quadro difficile i primi risultati offerti da “bocas de urnas” , ossia i dati raccolti all’uscita dai seggi, non danno a Morales il controllo totale della Bolivia. I dati definitivi si avranno tra 10 giorni, ma ad oggi Morales vince sicuramente a La Paz, Cochabamba, Oruro, Potosi e Chuquisaca, incerto il risultato a Pando, all’opposizione Santa Cruz, Beni e Tarija. In attesa dei risultati ufficiali si sono scatenate le feste degli oppositori a Beni, Santa Cruz, Tarija e Pando ed anche a La Paz, dove avrebbe vinto un sindaco dell’opposizione.
Il candidato eletto dall’opposizione alla carica di governatore di Santa Cruz Ruben Costa ha dichiarato : “oggi è un giorno di felicità per tutti quelli che sono stati perseguitati e calunniati per la causa dell’autonomia, della libertà e della democrazia”. Morales nel passato aveva accusato la “Mezza Luna” di volere la secessione. |