Venerdì 26 febbraio segnerà sicuramente la fine di una stagione politica, quella della presidenza Uribe in Colombia. Nel maggio del 2009 il Senato e la Camera in settembre, dopo la raccolta di 4 milioni di firme, avevano approvato l’indizione di un referendum per consentire ad Uribe di ricandidarsi per un terzo mandato. In novembre la commissione elettorale nazionale aveva rimandato tutto alla Corte Costituzionale, che dopo mesi si è espressa, le spese per la raccolta delle firme è superiore al previsto, insieme ad altri errori la proposta di rielezione di Uribe è incostituzionale. Il presidente Alvaro Uribe ha dichiarato subito di accettare la decisione e si è messo a disposizione del suo Paese per contribuire al suo bene da qualunque posizione. Decisione inattesa quella della Corte Costituzionale che ha terremotato il quadro politico che vedeva Uribe favorito nella corsa presidenziale con il 62% dei consensi. Il presidente colombiano lascia un forte segno positivo nei suoi otto anni di governo del suo Paese. La fine del decennio degli anni ’90 avevano visto il tentativo da parte del presidente Andres Pastrana di giungere ad un accordo di pace con la guerriglia Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e con l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN). I due movimenti rivoluzionari, uno marxista l’altro di ispirazione cubana, si erano ormai trasformati in trafficanti di droga e in sequestratori di persona per finanziare la loro lotta armata. Nonostante la smilitarizzazione e il passaggio alle FARC e all’ELN di vaste aree del Paese, non si raggiunse nessun risultato, mentre le FARC operavano sequestri di persona famose nel tentativo di condizionare le elezioni presidenziali del 2002. Ed è proprio in queste elezioni che viene eletto Alvaro Uribe un dissidente del Partito Liberale, che insieme al Partito Conservatore formano i due partiti storici della Colombia. Il programma di Uribe è priorità assoluta a quella che lui chiama “Sicurezza democratica”, ovvero niente più trattative con le guerriglie ma guerra senza quartiere. Per dare un quadro del Paese quando Uribe sale alla presidenza le FARC e l’ELN praticavano quotidianamente “la pescas milagrosas”, ovvero sequestravano a caso e liberamente nel 60% delle strade del Paese i colombiani che dovevano poi pagare un riscatto. Uribe in otto anni ha riportato la sovranità dello Stato su tutto il territorio, ha dimezzato la forza del terrorismo respingendolo nelle foreste più isolate. La determinazione di Uribe, che ha subito più di undici attentati alla sua vita, ha potuto avere effetto perché gli USA con il Piano Colombia hanno fornito aiuti militari tra cui elicotteri capaci di inseguire nei luoghi più lontani i guerriglieri delle FARC e dell’ELN, dichiarati tra l’altro dall’ONU e dall’Unione Europea formazioni terroristiche. E’ certamente la politica ferma di Uribe a portare ai grandi successi della liberazione della Betancourt e nel 2008 a colpire addirittura il numero due del terrorismo narco-comunista Reyes, l’azione avviene in territorio ecuatoriano con conseguente rottura delle relazioni diplomatiche tuttora non riprese con l’Ecuador. Anche se in mezzo a molti dubbi ed errori, Uribe riesce ad arrivare ad un accordo ed al loro disarmo con la guerriglia di estrema destra (AUC), anch’essa dedita al commercio delle droghe e al sequestro di persona. Figura discussa quella di Uribe odiata da tutte le sinistre del mondo, certamente non mancano ombre e dubbi sul rispetto dei diritti umani della polizia e dell’esercito colombiano. Ma quello che è certo è che in otto anni ed anche alla fine del suo secondo mandato, i due terzi dei colombiani lo apprezzano e lo amano. Cosa accadrà, il 30 di maggio si voterà per l’elezione del Presidente della Repubblica. Sarà la campagna elettorale più breve della storia del Paese, pochi pensavano di candidarsi. I commentatori politici dicono subito che ci sarà il secondo turno del 20 di giugno perchè non c’è nessun candidato capace di vincere al primo turno. Si presenterà Rafael Pardo, dirigente storico del Partito Liberale. Anche lo schieramento di sinistra, il Polo Democratico alternativo, schiererà il suo candidato, il senatore Gustavo Pedro. Ma, sicuramente, la parola decisiva verrà detta dagli uomini dell’“Urubismo”, tra questi il più quotato è l’ex Ministro della Difesa Juan Manuel Santos. Da tempo aveva detto che in caso di assenza di Uribe dalla corsa presidenziale si sarebbe candidato. Il giorno dopo la sentenza ha parlato a Cali con Uribe. All’uscita dell’incontro ha dichiarato che Uribe gli avrebbe detto “Io e te abbiamo le stesse idee da tanti anni, dobbiamo continuare per il bene del Paese”. Uribe non ha smentito né confermato, ha detto che non si esprimerà nella campagna elettorale. Se il Partito Sociale di Unità Nazionale, o il “Partito della U” per dire di Uribe, lo sceglierà come candidato, non dovrebbero esserci dubbi sul risultato anche se al secondo turno. Nello scenario elettorale naturalmente sono ricomparsi i guerriglieri che hanno stretto un patto tra di loro, spesso si sono sparati tra di loro, con sanguinosi attacchi, i servizi segreti dicono che ultimamente le FARC sarebbero entrate in possesso di missili russi anti-elicottero.
Nessuno dei candidati alla presidenza parla di alcun tipo di trattativa con la guerriglia. Gli USA e la Colombia hanno stipulato in ottobre un patto per l’uso di otto aeroporti colombiani per combattere la guerriglia delle FARC e dell’ELN e i trafficanti di droga. |