Il 2010 si apre con scenari molto diversi da quelli dell’anno precedente. Il primo profondo cambiamento è la presenza di Obama e i rapporti tra USA e Sudamerica in particolare. Dopo una fase di grandi aspettative è seguito un momento di delusione da parte di molti paesi dell’America Meridionale. Sicuramente hanno pesato su questo cambiamento il carico eccessivo di aspettative che si erano create e che lo stesso Obama aveva fatto crescere con la sua abilità oratoria e con la promessa fatta al vertice delle Americhe a Trinidad di “costruire un’alleanza di pari tra USA e America Latina. Nonostante gli forzi del presidente USA (vedi le aperture su Cuba) alcune vicende hanno cambiato il clima. Nel Giugno di quest’anno gli avvenimenti dell’Honduras collocano gli USA accanto a Castro e a Chavez nella definizione dell’allontanamento di Zelaya dalla presidenza come colpo di stato. Sono le proteste dei repubblicani e di alcuni democratici che costringono Obama ad un atteggiamento diverso con l’accettazione delle elezioni che si tengono in novembre per riportare il paese alla normalità democratica. Il presidente del Costarica, Oscar Arias, premio Nobel per la pace, ricorda ai critici delle elezioni che in Sudamerica sono state le elezioni organizzate da regimi militari ad aver riportato la democrazia. L’altra vicenda che ha scatenato in modo particolare Chavez e Morales è l’accordo di collaborazione militare tra gli USA e la Colombia. Washington non può fare a meno degli aeroporti colombiani per fermare il fiume di cocaina che viene dal Sudamerica. Chavez reagisce dicendo che l’accordo è “una minaccia per il suo paese”. Il presidente della Bolivia definisce “Obama peggio di Bush”. Certamente gli USA non brillano per attivismo politico nell’area geografica. Il fatto è che Arturo Valenzuela , designato da Obama a ricoprire la carica di segretario di stato aggiunto per l’America Latina nel mese di maggio, è entrato in carica solamente a novembre a causa del blocco della sua nomina effettuato nel senato americano dai repubblicani a causa della vicenda Honduras. Occorre dire che nonostante questo vuoto USA la popolarità di Obama in America Latina è superiore al 70%.
Lula si è fatto interprete del disagio dei latino-americani per il mancato pluralismo tanto promesso da Obama su questioni importanti come il trattato con la Colombia e l’Honduras. Il presidente brasiliano senza mezzi termini ha accusato Obama e gli USA di aver dimenticato l’America Meridionale. Lula non ha torto, non solo l’America Latina non è una priorità per Obama , ma gli USA guardano invece e con decisione verso l’Asia. A dicembre il governo USA ha comunicato al parlamento di voler lavorare per stipulare con Viet-nam, Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Cile e Perù un vasto accordo commerciale chiamato “Accordo Transpacifico”. Molti osservatori vedono in questa scelta una risposta nordamericana al patto commerciale che la Cina ha stipulato con l’ASEAN , l’organizzazione dei paesi del Sud-Est asiatico. Molti commentatori fanno osservare che l’Accordo Transpacifico porterà seri problemi ai prodotti latino-americani, gli asiatici producono a prezzi molto più competitivi di quelli del Sudamerica. Il segretario di stato aggiunto per l’America Latina ha intrapreso una serie di visite ai paesi della regione per migliorare i rapporti con gli USA. Accanto a ciò bisogna però ricordare la dichiarazione di Hillary Clinton sulla pericolosità delle relazioni dell’America del Sud con l’Iran, la Cina e la Russia. Ormai è quasi rottura tra l’Alba (Ecuador, Bolivia, Cuba, Venezuela) di Chavez e gli Stati Uniti. Certamente gli USA sono i primi a sapere che in Sudamerica vi è anche la sinistra moderata dei Brasile, Cile e Uruguay.
Il biennio 2005-2006 ha visto la salita al potere di Morales in Bolivia, di Correa in Ecuador , della Bachelet in Cile e di Tabaré Vazquez in Uruguay. Il biennio 2009-2010 sarà cruciale per verificare se le varie sinistre sono state un fatto momentaneo o una svolta di lungo respiro. Certamente nel 2009 c’è stata la conferma in Ecuador e in Uruguay della sinistra, ma quello che interessa veramente è ciò che accadrà nello stato leader della regione, il Brasile ed anche in Cile. Nei due stati il confronto tra centro-sinistra e centro-destra è aperto, con una prevalenza ad oggi dei candidati moderati.
Dato positivo è che il 2010 vedrà per l’America Latina la conferma di due fattori, la rinuncia da parte di tutti della lotta armata come strumento politico, la conferma di una buona situazione economica complessiva di questa area del mondo. |