Gli Argentini chiamano “stile K” il modo di governare dell’ex presidente Nestor Kirchner e di sua moglie, l’attuale presidente Cristina Kirchner , stile caratterizzato dallo scontro, dall’assenza di dialogo con l’opposizione, dal cambiamento delle regole del gioco, dalle interferenze di ogni tipo nelle istituzioni dell’Argentina. Concordemente i commentatori politici definiscono questo modo di governare “iperpresidenzialista”. Non sono valse a frenare l’autoritarismo della “coppia presidenziale”, come gli argentini chiamano scherzosamente i coniugi Kirchner, una serie di sconfitte accumulate negli ultimi due anni. Dopo essere stata eletta con il 45% dei voti nel 2007, prima donna presidente in un paese molto “macho”, Cristina Fernandez de Kirchner, moglie del presidente uscente, il peronista Kirchner, ha subito nell’anno successivo la sua prima cocente sconfitta. Tenta di far passare una legge che praticamente avrebbe confiscato i guadagni deirivati dall’esportazione dei prodotti agricoli. Si verifica in questa occasione la rottura con il vice presidente Julio Cobos che con il suo voto contrario determinerà la sconfitta di Cristina. Seguono tempi di duri confronti con vari settori del paese, dalla Chiesa Cattolica al mondo dell’agricoltura, dal giornalismo alle imprese di comunicazione, il tutto in mezzo a crisi energetiche, scandali e polemiche sulla falsificazione dei dati sull’inflazione. Nel marzo del 2009 i Kirchner anticipano le elezioni nella speranza di sfuggire alla crisi economica mondiale. L’ex presidente Nestor si impegna guidando personalmente la lista peronista, fatto non usuale in Argentina.
Non solo la “coppia presidenziale” perde la maggioranza nei due rami del parlamento, ma portano il peronismo alla percentuale più bassa della sua storia, il 30% dei voti. Non soddisfatta la “iperpresidente” Cristina, prima che entri in carica il nuovo parlamento il 10 di dicembre, fa approvare una nuova legge sulla stampa e sulle regole per le elezioni presidenziali. Verso la fine dell’anno, nel tentativo di risalire nei consensi dal 20%, tenta di pagare alcune spese dello stato con le riserve della Banca Centrale. Di fronte al diniego del suo presidente Martin Medrado che ricorda che quei fondi possono essere spesi solo con un voto del Parlamento, Cristina, fedele al suo stile, lo destituisce dando disposizione al nuovo presidente di pagare senza ulteriori ritardi. Nasce la nuova crisi istituzionale e finanziaria che rischia di riportare l’Argentina al baratro del 2001, l’anno della moratoria sui debiti esteri. Il presidente della Banca Centrale ricorre alla giustizia che infligge al Presidente dell’Argentina una duplice sconfitta, ridare la carica a Medrado e fermare ogni tipo di pagamento con le riserve della Banca. Subito la “coppia Presidenziale” denuncia una cospirazione da parte del vice presidente Cobos e dell’opposizione.
In America alcuni fondi costituiti da persone con i crediti non saldati nel 2001 ottengono di sequestrare i fondi della Banca Centrale Argentina in USA.
L’Argentina viene guardata con grande preoccupazione in modo particolare in Sud America, la crisi del 2001 ebbe conseguenze pesanti nella regione. Alcuni più semplicemente dicono che sono iniziate in anticipo le elezioni presidenziali del 2011. |