La vittoria di Sebastian Piñera rischia di non piacere né a sinistra né a destra in Cile, nei paesi latino americani e nel mondo. Logicamente in Cile la sconfitta del centrosinistra, pur non essendo del tutto imprevista, ha provocato una crisi della “Concertacion”, l’alleanza dei partiti che ha governato per venti anni. Nelle Americhe e in Europa un presidente liberista ma anche “liberal” provoca curiosità ed imbarazzo. Piñera si è presentato ad un dibattito con una coppia omosessuale chiedendo una legge per questo tipo di coppie, dopo essersi pronunciato per dare a tutte le cilene che lo richiedano la possibilità di usare la pillola del giorno dopo.
In America del Sud l’autorevole giornale brasiliano O Estado de S.Paulo domenica 17, il giorno delle votazioni, si poneva due domande. Una eventuale vittoria cambierebbe il quadro politico dell’area latino americana? La vittoria di Piñera aprirà una svolta centrista in Sudamerica?
Piñera in una conferenza alla stampa estera il mercoledì successivo alla vittoria ha subito affrontato la questione della nuova politica estera del suo paese. Con chiarezza ha detto: “ho molte differenze con la forma con cui si gestisce la cosa pubblica in Venezuela, ho differenze profonde con il modo in cui si pratica la democrazia, lo sviluppo economico ed altro”. Certamente anche la Bachelet nel passato aveva preso le distanze da Chavez votando contro la presenza del Venezuela nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Piñera ha ribadito la sua simpatia per la Francia e per il suo presidente Nicolas Sarkozy. Da sempre sono noti i buoni rapporti con il colombiano Uribe e il messicano Calderon. Sono affinità ideologiche che finiranno per contare. Alcuni analisti pensano che potrebbe nascere un blocco anti ALBA, l’organizzazione creata da Chavez per sostenere la diffusione del “socialismo del XXI secolo e di cui fanno parte Cuba, Ecuador, Bolivia e Nicaragua. Vi sono però anche coloro che pensano che un eccessivo avvicinamento alla Colombia potrebbe non essere ben visto in Cile, data la pessima fama di questo paese nel campo dei diritti civili. Una eventuale alleanza anti Chavez dovrebbe includere il Perù, paese con cui il Cile ha in piedi un duro confronto su problemi di acque territoriali finito davanti alla Corte Internazionale dell’Aia.
In Cile si guarda con preoccupazione alla guerra in atto in Messico contro i trafficanti di droga, come altresì verrebbe visto come un club di miliardari un rapporto troppo stretto con il Panama del ricchissimo Riccardo Martinelli.
Questione del tutto particolare è la situazione con la Bolivia. Con questo paese addirittura le relazioni diplomatiche sono rotte dal 1978 a causa delle sue rivendicazioni territoriali. Nel secolo passato il Perù e la Bolivia furono sconfitti dal Cile e persero ampi territori, la Bolivia il suo sbocco al mare che non ha mai cessato di rivendicare. Per riaffermare questa sua aspirazione sul lago Titicaca, a 3500 m. sul livello del mare, c’è un porto della marina boliviana. L’anno scorso Chavez disse di avere il desiderio di fare un bagno nel mare della Bolivia. Il giorno dopo un giornale cileno pubblicò una carta geografica in cui la Bolivia arrivava all’Oceano Atlantico passando per il territorio venezuelano.
Piñera ha ricordato che il primo dovere di un presidente è quello di difendere l’integrità del suo paese.
Tutti gli osservatori pensano che su tutti questi problemi Piñera si muoverà con molto pragmatismo, un Lula di centro destra. Ed è proprio nel Brasile di Lula che il neo presidente cileno vuole fare la sua prima visita all’estero. Dopo andrà in Argentina, visita d’obbligo, anche se gli argentini non hanno mai fatto impazzire di gioia i cileni, tanto meno lo fanno gli attuali occupanti della “Casa Rosada”.
L’anno scorso è stato ricordato come solo l’intervento di Papa Giovanni Paolo II riuscì ad evitare una guerra tra i due paesi per il canale di Beagle. |