In questi giorni di feste natalizie e di fine d’anno i grandi mezzi d’ informazione dei due paesi americani hanno seguito giornalmente la vicenda del piccolo Sean di madre brasiliana e residente a Rio de Janeiro e del nordamericano David Goldman padre del bimbo e in lotta da anni per riportare il figlio negli Stati Uniti. Basti pensare che la CNN ha interrotto le trasmissioni per dare la notizia della decisione del Supremo Tribunale Federale che metteva fine alla vicenda imponendo la consegna del bimbo al padre e il suo ritorno negli USA. La vicenda del piccolo Sean è una delle innumerevoli dispute che nascono dalla crescita dei matrimoni tra coniugi di paesi diversi. Spesso alla rottura di queste unioni uno dei due coniugi fugge con il figlio o figlia nel paese di origine inseguito dagli atti giudiziari dell’altro coniuge anche lui richiedente l’affidamento. Nel 1980 un accordo, “La Convezione dell’Aia”, ha fissato delle norme giuridiche a cui attenersi in questi casi, il bimbo deve essere restituito al paese in cui risiedeva. Il caso SEAN ha fatto ricordare alle pubbliche opinioni dell’America del Nord e del Sud Elian Gonzalez. Nel 2000 su di una zattera vicino alla Florida fu trovato il piccolo cubano Elian Gonzalez ,la madre era morta annegata nel tentativo di fuggire da Cuba e,dicono ,dal marito. Subito si aprì un caso internazionale con grande partecipazione popolare. In Florida i parenti del piccolo e la comunità cubana anticastrista rivendicarono l’affidamento del piccolo per rispettare la volontà della madre che aveva dato la vita per far vivere suo figlio in un paese libero. A Cuba Fidel Castro mobilitò l’orgoglio nazionale cubano per difendere la richiesta del padre di riavere in patria il figlio. Dopo molti tentennamenti Clinton mandò la polizia a prendere il bimbo per ridarlo al padre in mezzo a furiose proteste degli esuli anticastristi. Se il piccolo cubano fu rivendicato per mesi dai cubani , il piccolo Sean è stato al centro di una vicenda giudiziaria durata anni e da alcuni mesi di carattere internazionale tra USA e Brasile. La brasiliana Silvana Bianchi parte nel 2004 dagli Stati Uniti con il figlio Sean per un periodo di vacanze in Brasile. Una volta in patria comunica al marito, David Goldman, di non voler più tornare negli USA e di voler divorziare. Il marito chiede ai tribunali USA e del Brasile di riavere il figlio tenuto dalla madre senza la sua autorizzazione. Nel 2008 la madre muore di parto, il piccolo Sean viene affidato alle cure della nonna materna e del padrigno. Il caso acquista una risonanza internazionale tanto da far parte dell’agenda dei colloqui tra Obama e Lula nel vertice delle Americhe a Trinidad nel Marzo scorso. Obama chiede a Lula di rispettare il dettato della Convenzione dell’Aia. Lula risponde che il governo brasiliano non può intervenire essendo il problema in mano ai tribunali brasiliani. QUI le sentenze pro e contro la consegna del piccolo si susseguono e si annullano vicendevolmente . Nei giorni che precedono Natale mette fine al caso un comunicato del Supremo Tribunale Federale che dice “Il presidente del STF Mendes ha deciso la consegna di Sean al padre, David Goldman, che può ritornare negli USA”. La decisione di Mendes ha annullato un’altra sentenza di un giudice dello stesso STF che aveva cancellato una sentenza di un altro tribunale che aveva lasciato Sean in Brasile.
Alle nove della vigilia di Natale il piccolo Sean è stato portato al Consolato USA di Rio de Janeiro, da dove partiva con il padre per gli Stati Uniti con un aereo affittato dalla NBC. Hillary Clinton ha emesso un comunicato in cui esprime soddisfazione per la collaborazione brasiliana al caso. Nel Senato nordamericano il senatore Frank Lautenberg del New Jersey, stato del padre di Sean, ha tolto il proprio veto a facilitazioni finanziarie che, in caso di mancata approvazione, sarebbero costate al Brasile 3 miliardi di dollari.
Il STF ha motivato la sua decisione per rispettare il trattato internazionale, il Brasile ha firmato quello dell’Aia sul sequestro dei bambini nel 2000. |