Il Paraguay è sicuramente un paese con avvenimenti unici non solo nella storia passata ma anche in quella presente. Si pensi alle “Missioni” organizzate dall’ordine dei Gesuiti nel secolo XVIII dove gli indigeni Guarany vivevano in comunità dove si praticava un “comunismo cristiano”. Dal 1864 al 1870 tra il Paraguay, l’Argentina e il Brasile ebbe luogo la guerra più sanguinosa e lunga di tutta la storia dell’America Meridionale. Scomparve l’8% della popolazione maschile del paese, il restante erano vecchi, bambini, malati.
Ai giorni nostri abbiamo un vescovo della Chiesa Cattolica,Fernando Lugo, che nel 2006 si dimette per presentarsi alle elezioni presidenziali. La Chiesa, per bocca del Cardinale Giovan Battista Re prefetto della Congregazione dei Vescovi, gli ricorda che non può ritornare allo stato laicale come richiesto, una volta nominato Vescovo lo si è per sempre, pertanto lo sospende “a divinis”.
Lugo non si scoraggia e, costruendo un vasto fronte (Alleanza per il cambiamento APC) che va dai comunisti ai moderati del Partito Liberale Radicale Autentico che gli impone il vice Federico Franco, vince le elezioni con il 40% dei voti sbaragliando i “Colorados” che, tra dittature e elezioni truccate, governavano il paese da 60 anni.
Il programma del “Vescovo rosso”, come viene ribattezzato, è un profondo cambiamento della politica economica e sociale, una vasta riforma agraria, una revisione delle tariffe pagate dal Brasile per l’energia elettrica prodotta dalla centrale idroelettrica di Itaipù. La Chiesa Cattolica, dando un’ulteriore prova del suo realismo, revoca la sospensione e riporta Lugo allo stato laicale, il Paraguay è un paese molto cattolico.
Ben presto gli entusiasmi suscitati da questa elezione fuori da ogni schema cominciano a scontrarsi con la realtà. È la sua vita privata a creargli i primi problemi. Una donna dice di avergli dato un figlio quando non solo lei era minorenne, ma lui era ancora Vescovo. Dopo un periodo di incertezza Lugo ammette di aver sbagliato e chiede perdono ai paraguaiani e alla Chiesa riconoscendo il bimbo come suo figlio. Dopo questo episodio è fatto quotidiano la richiesta di riconoscimento di paternità da parte di varie donne.
Ma se i problemi personali ledono la sua immagine, quelli politici rischiano di far fallire l’attuazione del programma con cui ha vinto le elezioni. Il Brasile risponde negativamente alla richiesta di rivedere le tariffe energetiche di Itaipù ricordando che la centrale idroelettrica fu finanziata totalmente dal Brasile con fondi che finiranno di essere pagati solo nel 2023. La tanto promessa riforma agraria non trova né i finanziamenti necessari né la maggioranza in parlamento per sostenerla. Infatti Lugo con il suo 40% di voti ottenuti non ha conquistato la maggioranza in Parlamento detenuta invece dall’opposizione. A ciò si aggiunge che Lugo non riesce a costruire un partito che lo appoggi, mentre le sue dichiarazioni incendiarie gli alienano anche l’appoggio degli alleati moderati del Partito Liberale Radicale Autentico del suo vice Federico Franco, per non dire dei vecchi “Colorados” che, anche se sconfitti, rimangono molto forti. Il tentativo di costruire un’alleanza con il vecchio generale golpista Lino Oviedo o con l’imprenditore Pedro Fadur non riesce lasciando Lugo in balia di una opposizione che ogni giorno si fa sempre più incline allo scontro finale.
A fine ottobre infatti il senatore Miguel Carrizosa dichiara che se c’è la maggioranza assoluta degli ottanta deputati che compongono il Parlamento e dei 45 membri del Senato il Presidente Fernando Lugo può essere destituito. Le accusa vanno dalla superfatturazione del prezzo di acquisto di terre per la riforma agraria all’incitamento all’”odio di classe” per le sue dichiarazioni, ai suoi presunti legami con l’Esercito del Popolo Paraguaiano (EPP), un gruppo guerrigliero dedito ai sequestri.
A Carrizosa si aggiunge il senatore Alfredo Jaegli, presidente della commissione bicamerale del bilancio e facente parte del partito alleato dei liberali radicali autentici. Dice il senatore:”I voti per la destituzione ci sono e il piano verrà portato avanti nei prossimi sei mesi, Lugo si dimetta, eviterà così la destituzione”. Lugo rilancia denunciando l’esistenza nelle forze armate di gruppi sovversivi. Nei primi giorni di novembre il presidente paraguayano nomina per la terza volta dall’inizio del suo mandato i vertici delle forze armate che si dichiarano però subito fedeli. Durante il black out che ha colpito il Paraguay e il Brasile, Lugo viene trasferito dalla presidenza alla caserma delle guardie presidenziali. Il 14 novembre Lugo si imbarca per partecipare a Roma al vertice della FAO. Nel salutarlo il suo vice Federico Franco, che in assenza di Lugo diventa Presidente interino, respinge le dichiarazioni del suo compagno di partito Jaeggli definendole
sbagliate ed inaccettabili.
I prossimi giorni saranno decisivi per la continuità della presidenza dell’ex Vescovo Lugo. |