L’inverno australe non verrà ricordato bene dagli argentini. Specialmente il mese di giugno non farà parte dei ricordi migliori della “coppia presidenziale” come gli argentini chiamano ormai il presidente Cristina Fernandez e l’ex presidente e marito Nestor Kirchner. Infatti nelle elezioni di mezzo di giugno hanno perso la maggioranza in Senato e alla Camera dei rappresentanti. Alcuni cambi di ministri, le dimissioni di Nestor Kirchner dalla presidenza del partito peronista (versione di sinistra) hanno tentato di convincere gli argentini che era stato adottato un metodo nuovo di governo. A rendere tristi i giorni di settembre ci si è messo il candidato uruguaiano della sinistra alle elezioni presidenziali di ottobre Josè Pepe Mojica che in un libro, poi smentito, ha detto che l’Argentina ha reazioni isteriche, sceme e paranoiche. La “coppia presidenziale” è stata definita una coppia di “bulli”.
Gli argentini da secoli non sanno se odiano di più il grande Brasile o il piccolo Uruguay.
A settembre la “presidenta”, come la chiamano i suoi compatrioti, ha firmato a New York durante l’assemblea dell’ONU un patto “strategico” di collaborazione con la Russia. A ottobre il presidente argentino ha suonato le corde del nazionalismo, sempre care agli argentini, andando ad abbracciare i famigliari dei caduti nella guerra con l’Inghilterra dell’82 per le Malvinas Falklands. Nel salutare i parenti dei caduti che si recavano ad inaugurare un monumento nelle isole Falkland, con grande retorica, ha detto: ”Un giorno di questo secolo il presidente argentino andrà a rendere omaggio ai caduti in nome dei diritti legittimi che abbiamo su queste isole”.
Appena tornata a Buenos Aires la “presidenta” argentina ha scatenato un’offensiva per far approvare una legge sull’informazione che la mette sotto controllo e che assesta un duro colpo al gruppo del giornale “Clarin” da tempo in contrasto con i Kirchner. Se ciò non bastasse Moreno, uno dei personaggi più duri del Governo, noto per mettere una pistola sul tavolo quando fa una riunione con gli imprenditori, ha annunciato che il governo intende espropriare o statalizzare l’impresa Papel Prensa, ovvero la principale fornitrice di carta da giornale. L’impresa è al 49% del gruppo Clarin e al 22% de La Nacion. La legge, dopo lunghi dibattiti, è stata approvata dai due rami del Parlamento. L’opposizione ha ricordato alla “presidenta” e a suo marito che questo parlamento decadrà il 10 di dicembre, allora la minoranza diventerà maggioranza. La legge potrà pure essere emanata dal presidente, ma la nuova maggioranza che entrerà in carica ha già detto per bocca del senatore Eduardo Sanz, leader dell’Unione Civica Radicale, che dovrà essere cambiata. Gli stessi socialisti che pure l’hanno votata hanno preannunciato che la legge ha bisogno di cambiamenti.
Ma se nel campo dell’informazione le notizie non sono buone, in quello economico sono anche peggiori. Come noto l’Argentina è uno dei più grandi produttori ed esportatori di prodotti agricoli del mondo. Ma proprio in questi giorni la SRA (Società rurale argentina) ha reso noto che gli investimenti nel settore agricolo diminuiranno del 32%. Il dato peggiore degli ultimi nove anni. Ciò è dovuto alle incertezze generate dalle politiche agricole del governo, alla instabilità dei mercati internazionali e alla siccità che ha colpito il paese. Anche se nella produzione di soia ci sarà un aumento, nella produzione di grano ci sarà una caduta del 33% del prodotto, l’Argentina potrebbe essere costretta ad importare grano. Lo stesso dicasi per la carne, elemento principale della cucina degli argentini. |