Martedì 15 settembre si è riunito a Quito il Consiglio di Difesa, l’organismo che riunisce i Ministri degli Esteri e della Difesa dell’Unione degli Stati dell’America del Sud (UNASUL). L’organizzazione era nata l’anno scorso su spinta di LULA con due obiettivi, per far svolgere al suo Brasile il suo naturale ruolo di potenza regionale, creare una sede tutta sudamericana (senza la presenza USA) per risolvere le innumerevoli crisi esistenti nel subcontinente americano. Purtroppo anche il vertice di Quito è stato un ennesimo fallimento, seguendo una tradizione dei vertici dei leaders sudamericani, molte dichiarazioni ma poche soluzioni ai problemi che creano crisi e tensioni al limite dello scontro armato tra gli stati della regione. Non solo le vecchie crisi non hanno trovato risposta. Vedi l’annosa disputa esistente tra Bolivia e Cile sullo sbocco al mare. Nella guerra del Pacifico del 1879-83, SI’ milleottocentosettantanove, la Bolivia ha perso una guerra con il Cile e le sue coste sul Pacifico. Da allora, non ha cessato di rivendicare uno sbocco al mare, mentre la “Marina Boliviana” tiene in piede la sua flotta sul lago TITICACA a 4000 metri d’altezza! Tra Cile e Bolivia non esistono relazioni diplomatiche. Proprio in questi giorni nell’europea HAYA, Argentina e Uruguay si affrontano alla Corte Internazionale di Giustizia sul problema della fabbrica di cellulosa costruita dalla finlandese Botnia in Uruguay e che a parere degli argentini inquinerebbe il fiume URUGUAY, che appartiene ad ambedue gli Stati. Per non parlare dello scontro durissimo esistente dall’anno scorso con rottura delle relazioni diplomatiche tra Ecuador e Colombia. La Colombia bombardò un accampamento delle FARC, i guerriglieri narco-comunisti, che si trovava in territorio ecuadoriano riuscendo non solo ad eliminare il numero due di questa organizzazione terroristica, REYES, e responsabile internazionale, ma anche a prenderne il computer, fonte inesauribile sui rapporti tra FARC e i vari “amici” e “sostenitori”, palesi ed occulti. Ma se nulla è stato risolto dei vecchi problemi, ben più grave è il fallimento sulle ultime due crisi apparse sullo scacchiere sudamericano, il nuovo accordo militare tra la Colombia e gli USA e la corsa al riarmo del Venezuela. Chavez, dando una prova di grande abilità e di mobilitazione internazionale, messo alle strette per il ritrovamento di lanciarazzi svedesi venduti all’esercito venezuelano in mano alle FARC, ha scatenato una grande offensiva contro gli USA e la Colombia dichiarando che le sette basi USA sono una “dichiarazione di guerra” al Venezuela. Poco è valso il viaggio in tutte le capitali sudamericane del colombiano URIBE per spiegare che le sette basi non saranno date agli USA ma rimarranno sempre sotto il controllo colombiano e saranno usate solo nella lotta al terrorismo dei narco-comunisti delle FARC e al traffico di droga. Alle spiegazioni di URIBE Chavez ha annunciato la rottura di ogni rapporto con la Colombia, da quelli diplomatici ai commerciali, con conseguenti e notevoli danni per le popolazioni dei due paesi, i colombiani per la perdita di sbocchi commerciali e di posti di lavoro, per i venezuelani un aumento dei prezzi per quelle merci che dovranno importare da paesi ben più lontani, come l’Argentina ad esempio. Ma il presidente venezuelano non si è limitato alle dichiarazioni accompagnato in questo dai suoi ormai tradizionali alleati, Bolivia, Ecuador, Nicaragua per non dire di Cuba, ma nella sua tradizionale trasmissione televisiva della Domenica, “ALO’ PRESIDENTE”, ha annunciato un massiccio acquisto di armi dalla Russia. Due miliardi di dollari in carri armati e sistemi missilistici. Negli ultimi anni sempre dalla Russia erano stati comprati 24 aerei, 50 elicotteri e 100.000 KALASHINICOF per 4 miliardi di dollari. Ma se fino ad oggi gli USA erano stati silenziosi, anche di fronte alla valanga di accuse di Chavez all’“impero”, come chiama gli USA, in omaggio al tentativo di OBAMA di darsi un volto diverso con il mondo latino-americano, l’acquisto di missili e sistemi missilistici russi ha portato il segretario di Stato americano HILLARY CLINTON a prendere una pubblica posizione di condanna della corsa agli armamenti di Chavez. “Gli USA sono preoccupati, gli acquisti di armi sono un pericolo serio per la stabilità della zona”. La Clinton ha fatto queste dichiarazioni in una conferenza stampa con il Presidente dell’Uruguay, il socialista TABARE VAZQUEZ che ha detto che sarebbe meglio che i soldi spesi per le armi fossero usati per combattere la povertà. |