Brasile & Sud America
 
 
PERÙ (LIMA)  
Il Perù è stretto tra due fuochi
di Roberto Lovari da Avanti! 11/06/09
Il Perù è ritornato tragicamente all’attenzione dei mezzi d’informazione del mondo con decine di morti tra indios e forze dell’ordine. La vittoria di Alan Garcia contro Ollanta Humala, sostenitore del Socialismo del XXI secolo di Chavez sembrava aver dato una certa tranquillità al paese.
Il paese aveva vissuto anni drammatici e particolarmente sanguinosi negli anni 90 a causa della guerriglia di estrema sinistra portata avanti da Sendero Luminoso e dal Movimento Rivoluzionario Tupal Amaru (MRTA). Spettacolare fu l’azione di quest’ultimo movimento nel dicembre del ’96 con l’occupazione dell’ambasciata del Giappone e la cattura di 500 ostaggi. La vicenda si chiude solo nell’aprile dell’anno successivo, quando i militari invadono l’ambasciata liberando i 72 ostaggi rimasti e uccidendo 14 sequestratori.
In questi stessi anni il Perù vive la vicenda di Alberto Fujimori che, tra un’elezione, un autogolpe, una rielezione, conduce una dura lotta al limite della legalità alla guerriglia riuscendo alla fine a sconfiggerla e a mettere in prigione il capo di Sendero Luminoso, Abimael Guzman.
Il paese, nei primi anni del nuovo millennio, era passato attraverso la delusione della presidenza di Alejandro Toledo che, per il solo fatto di essere il primo indio eletto alla presidenza del Perù, avrebbe dovuto far uscire il paese dai suoi ritardi storici, causa di povertà per milioni di indios peruviani.
Il violento terremoto del luglio 2007 infligge al paese un duro colpo, ma, nonostante tutto questo, l’economia cresce ad un ritmo che va dall’8% al 10%; poco purtroppo di questa nuova ricchezza arriva alle classi più deboli, ragione questa dei bassi indici di popolarità di Alan Garcia.
In questo clima di stabilità politica e di forte crescita economica vi erano segnali preoccupanti: la ripresa della guerriglia da parte di Sendero Luminoso e il crescere di una “questione degli indios amazzonici”. Sendero Luminoso, dopo le sconfitte subite, si era ritirato in parti remote del paese, mettendosi a produrre cocaina, come le FARC colombiane con cui era collegato, con la quale avevano rifornito gli arsenali. Sanguinosi attentati alla polizia erano stati il segnale della nuova strada intrapresa dalla guerriglia.
L’altro problema, quello degli indios amazzonici, aveva dato vita già l’anno scorso a violente manifestazioni contro il governo. Gli indios avevano costretto il governo a ritirare due leggi tese a favorire iniziative economiche e di ricerca petrolifera nell’area geografica dell’Amazzonia peruviana. Quest’anno il governo ha emanato una serie di decreti tesi a sviluppare, con l’aiuto di capitale straniero, lo sfruttamento delle immense risorse energetiche, minerali e dell’agricoltura per produrre energia rinnovabile.
Dopo lunghe trattative senza esito tra il governo e le organizzazioni degli indios, questi ultimi ai primi giorni di aprile hanno occupato strade strategiche paralizzando il trasporto delle merci in vaste aree del paese.
Il presidente Garcia ha detto con grande franchezza che il ricorso a società di capitale straniero è necessario perché il Perù non ha i capitali per farlo né è accettabile che 400.000 indios possano decidere per 28 milioni di peruviani. È inaccettabile che gli indios dicano al Perù che non ha alcun diritto su quelle zone, anche se le attività economiche porterebbero inquinamento alle vaste foreste in cui essi vivono secondo un’economia di sussistenza e di sfruttamento delle riserve forestali.
Tutto questo fino a venerdì, quando il governo ha dato ordine alle forze dell’ordine di porre fine ai blocchi stradali. Gli scontri che ne sono seguiti hanno provocato la morte di decine di membri delle forze dell’ordine e di indios, saccheggi e assalti a sedi di partito e ad edifici pubblici, fatti a cui il governo ha risposto imponendo il coprifuoco per domare quella che è una vera e propria insurrezione. Il governo ha denunciato l’uso di armi da fuoco da parte degli indios contro i militari, Alan Garcia ha denunciato la presenza di forze straniere dietro il possesso delle armi da fuoco da parte degli Indios, forze che vogliono attentare alla democrazia del paese e vogliono impedirne lo sviluppo economico. La magistratura ha emesso un mandato di cattura contro Alberto Pizango, il principale leader dell’AIDESEP, Associazione Interetnica di Sviluppo della Foresta Peruviana, che si è rifugiato in Bolivia.
Al momento la situazione è calma, ma non sarà facile per il presidente Garcia armonizzare le esigenze di un paese che vuole crescere e per farlo ha bisogno di sfruttare tutte le sue ricchezze ovunque esse siano e gli Indios che difendono il loro secolare modo di vivere.

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