Brasile & Sud America
 
 
CILE (SANTIAGO DEL CILE)  
Cile, spunta Ominami
di Roberto Lovari da Avanti! del 04/06/09
In questi giorni gli osservatori della CEPAL (Commissione economica per l’America Latina dell’ONU) hanno visto confermate le previsioni fatte sul modo di affrontare la crisi mondiale da parte del Cile. L’economia cilena è tra quelle dell’America Latina che affronta meglio le conseguenze della crisi finanziaria ed economica. La sua economia stabile ed aperta ai grandi processi di globalizzazione ha potuto affrontare senza grandi danni la diminuzione, ad esempio, del prezzo del rame sui mercati internazionali, a differenza del Venezuela, dove la diminuzione del prezzo del petrolio sta creando grandi problemi.
Un’economia fortemente diversificata e un pronto intervento dello stato che ha iniettato un paio di miliardi di dollari ha fatto sì che il Cile non dovesse fare quello che invece è stata costretta a fare l’Argentina, che, con la scusa di “statalizzare”le pensioni, si è impadronita di miliardi di dollari dei fondi privati dei pensionati.
Il Cile ha categoricamente escluso di stabilizzare le pensioni che sono private ed hanno assicurato fino ad oggi buoni risultati per i lavoratori cileni.
Le forze politiche che presero il potere alla fine del regime di Pinochet, pur essendo uno schieramento di centrosinistra, mantennero gran parte delle riforme liberiste adottate dal dittatore cileno e pagate non poco dai lavoratori. La coalizione dei partiti socialista, democristiano, socialdemocratico e democratico chiamata “Concertacion para la democrazia”, era sempre riuscita a vincere tutte le elezioni presidenziali, parlamentari e comunali. Certamente segnali di indebolimento si erano già visti nel 2005, quando un nome prestigioso come Michelle Bachelet aveva faticato ad affermarsi sull’imprenditore Sebastian Piñera di centrodestra.
Ad ottobre dell’anno scorso l’Alleanza per il Cile (APC) di centrodestra aveva segnato un innegabile successo nelle comunali. Dopo questo risultato Piñera, che si potrebbe dire non aveva mai smesso di fare campagna elettorale dal 2005, ha cominciato a guidare i sondaggi per le presidenziali del dicembre 2009.
Nella “Concertacion” i vari partiti si sono affrontati in un dibattito non privo di asprezze. La rinunzia dell’ex presidente socialista Lagos e del presidente della Organizzazione degli Stati Americani (OEA) Insulza ha spinto a scegliere come candidato il democristiano Eduardo Frei, già presidente negli anni dal ’94 al 2000. E’ un nome storico della politica cilena, essendo anche figlio di quell’Eduardo Frei Montalva che fu presidente del Cile negli anni ’64 – ’70, ossia fino alla elezione di Allende.
Dopo aver appoggiato il golpe di Pinochet divenne il leader di coloro che si opponevano alla dittatura. La coalizione “Concertacion para la Democrazia” lo ha scelto ritenendolo l’unico in grado di contendere consistenti fette di elettorato moderato a Sebastian Piñera che guida con grande vantaggio i sondaggi per le presidenziali.
Quando tutto sembrava essere avviato verso un tradizionale scontro tra centrosinistra e un vincente centrodestra, ecco apparire una candidatura che in meno di un mese ha rimesso tutto in discussione. Il giovane, ha 35 anni, deputato socialista Marco Enriquez Ominami ha posto la sua candidatura non accettando la decisione del partito socialista di appoggiare Frei senza nemmeno fare le primarie. Certamente Ominami non viene dal nulla, è già un affermato regista cinematografico e filosofo, figlio di un leader guerrigliero di estrema sinistra morto in uno scontro con la polizia segreta di Pinochet, ha preso il nome dal secondo marito della madre, l’economista e senatore socialista Carlos Ominami,
Già da tempo il giovane Ominami si era conquistato il titolo di “discolo” tra i deputati socialisti. È a favore della depenalizzazione dell’aborto, del matrimonio tra omosessuali, della privatizzazione di alcune imprese statali, propone di cambiare il modello delle presidenziali in semi presidenziali con un primo ministro e un parlamento unicamerale. Con l’appoggio di alcuni deputati che hanno rotto con la “Concertacion” ha sviluppato la sua campagna anche su internet.
Il bipartitismo cileno ha regole molto forti contro gli “esterni” al sistema, ad esempio Ominami per essere ammesso alle elezioni presidenziali dovrà raccogliere 36000 firme che dovranno pagare quattro dollari. Nonostante l’esiguità delle forze che sono con lui, in pochi giorni i sondaggi lo hanno collocato al terzo posto, dopo Piñera e Frei, con il 14% dei consensi.
Ominami dice che arriverà al ballottaggio e sarà certamente l’ago della bilancia tra i due. Il suo successo viene attribuito dagli osservatori alla stanchezza dei cileni verso le forze politiche tradizionali del paese. Molti vedono nel giovane Ominami il candidato del cambiamento.

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