In un articolo dei giorni scorsi Fidel Castro ha smentito clamorosamente il fratello dicendo che Obama lo “aveva capito male” in relazione alla possibilità di aprire un dialogo tra USA e Cuba su tutto, compreso i prigionieri politici, argomento che fino ad oggi non era mai stato ammesso dai cubani.
Il vecchio dittatore aggiunge che si tratta non di prigionieri politici, ma bensì di delinquenti comuni o di spie al servizio di potenze straniere. Con sfregio ne propone lo scambio con le cinque spie cubane arrestate e condannate anni fa dagli USA. Le prime risposte gli sono arrivate da alcune mogli di prigionieri politici che hanno definito la proposta un’offesa ed un insulto verso chi paga con la prigione il solo reato di chiedere la libertà per il proprio paese.
Non meno furiosa è stata la risposta degli esuli cubani di Miami. I “castrologi” si interrogano su questo dissenso pubblico tra i due fratelli. È vero, nel mese di marzo Raul operò una severa “purga” tra i massimi dirigenti cubani fidelisti. Infatti Felipe Perez Roque, ministro degli esteri, e Carlo Lage, super ministro dell’economia, erano considerati fedelissimi e per anni indicati come possibili eredi di Fidel. Nel classico stile stalinista dei processi di Praga degli anni cinquanta i due hanno confessato di aver commesso errori e Fidel li ha accusati di aver ceduto a “la miel del poder”. Molti “castrologi” ricordano che nel passato ad altri epurati ben più potenti come l’”Eroe della Rivoluzione” Arnaldo Ochoa, un generale che aveva guidato le spedizioni cubane in Africa, era andata molto peggio, era stato giustiziato senza pietà.
Molti si domandano cosa abbia spinto Fidel a frenare così duramente sul nuovo clima tra Cuba e gli USA. Obama, prima del vertice di Trinidad, aveva tolto una serie di restrizioni, quale i limiti ai viaggi e all’invio di dollari dagli USA a Cuba dicendosi disposto a muoversi per togliere lo storico blocco economico su Cuba. Nato nel ’62 dopo la scelta di Cuba per il comunismo e l’alleanza con l’URSS, proibisce di vendere beni a Cuba. La scelta americana era anche la risposta alle nazionalizzazioni di ingenti beni americani senza alcun tipo di rimborso.
Si ricorda che, anche dopo il ritiro dei missili URSS, nel ’62 l’isola rappresentava il punto di riferimento di ogni azione anti USA in America Centrale e Meridionale. Per non parlare dell’apporto determinante che dettero le truppe cubane armate dall’URSS nella vittoria dei regimi marxisti in Angola, Mozambico ed Etiopia. Inoltre il blocco era fortemente voluto dalla grande comunità degli esuli cubani concentrata principalmente a Miami.
Il comunismo cubano è stato capace di far fuggire con tutti i mezzi più del 10% della sua popolazione, più di un milione di persone. Fin quando è esistita l’URSS, che con quasi 100 miliardi di dollari ha praticamente mantenuto l’isola, il blocco è stato molto simbolico, ma, venuti meno i rubli, il blocco è diventato il tappeto sotto cui nascondere la dura verità dell’immane fallimento del sistema economico dei comunisti a Cuba.
Il problema per Cuba non è il blocco, è la mancanza di risorse finanziarie con cui comprare all’estero quei prodotti che gli USA si rifiutano di vendere direttamente. Il turismo, la prostituzione di massa praticata non sono serviti a nascondere il tragico fallimento dell’esperimento cubano tanto lodato ed esaltato nel mondo.
Fidel Castro, vecchia volpe, ha capito che Obama avrebbe potuto togliere il blocco, ovvero l’unica scusa con cui mantenere in piedi il suo regime, ecco allora il colpo di freno sul nuovo clima.
Agli eventuali scettici su questa ipotesi diciamo di leggere il seguente passo giornalistico: “L’embargo è stato l’argomento migliore, il più solido e il più utilizzato che il governo cubano ha avuto dal ’62 ad oggi per giustificare, in chiave interna, i fallimenti dell’economia socialista sull’isola. Il cavallo di battaglia della retorica castrista. Buono ad evitare spiegazioni inopportune sul perché il modello socialista fa acqua da tutte le parti e ottimo per la mobilitazione interna. Toglierlo con una decisione unilaterale non sarebbe un gesto di amicizia da parte di Obama verso Castro, tutt’altro”. (Liberazione di domenica 19 aprile, pagina 6).
Il Senato italiano ha votato una mozione firmata da maggioranza e opposizione per invitare gli USA a togliere l’embargo su Cuba. |