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Panama - Riccardo Martinelli ferma la marea rossa in Centro America
di Roberto Lovari da l’Opinione 05/05/09
Sicuramente lo stato di Panama, con i suoi 75 mila chilometri quadrati e i circa tra milioni di abitanti, non sarebbe uno stato importante se non avesse dentro il suo territorio uno dei mezzi di comunicazione più importanti del mondo, il Canale di Panama, da cui transita il 5% del commercio mondiale. Ed è stato proprio il problema del canale a far nascere lo stato stesso. Infatti Panama non diventa indipendente subito dopo la dissoluzione dell’impero coloniale spagnolo nei primi due decenni del secolo XIX, ma addirittura nel 1903.
La poderosa crescita della potenza economica degli USA nel secolo XIX aveva reso indispensabile un canale che accorciasse le distanze tra le due coste degli USA senza dover passare per la lunga e difficile rotta di Capo Horn. Nel 1903 le difficoltà frapposte dal governo della Colombia alla concessione di uno spazio territoriale su cui costruire il canale già iniziato da de Lesseps nel secolo precedente, spinsero gli abitanti di Panama a proclamare l’indipendenza dalla Colombia, subito difesa dai marines.
Logicamente il nuovo stato concesse una fascia di territorio agli USA per costruire il canale.
Gli USA hanno sempre vigilato sul canale, tanto da intervenire direttamente nel dicembre dell’89 per rimuovere un vecchio collaboratore della CIA, Manuel Noriega, divenuto un duro dittatore implicato senza ombra di dubbio nel commercio di droga con i gruppi colombiani.
Dopo lunghe trattative il canale ritornò nel 2000 ai panamegni. Sugli ingenti investimenti per il suo allargamento, il presidente uscente Martin Torrijos aveva tentato di lasciare il potere al suo candidato, Balbina Herrera, del Partito Rivoluzionario Democratico, di sinistra. I successi economici degli ultimi anni, quest’anno la crescita è dell’8,7%, sembravano assicurare il successo alla Herrera. 54 anni, lunga esperienza politica, già ministro dell’abitazione, prometteva “un governo per la gente”. L’avversario, Ricardo Martinelli, 57 anni, è un imprenditore di successo, proprietario della maggiore catena di supermercati del paese, sostenuto da un largo schieramento di partiti di opposizione, aveva tentato già nel 2004 senza successo di diventare presidente del suo paese.
Domenica scorsa i circa due milioni di elettori hanno fatto una scelta in controtendenza rispetto a quella delle ultime elezioni in Centro America, ovvero la vittoria della sinistra in Nicaragua e in Salvador. Netta e chiara è la vittoria di Ricardo Martinelli che dovrebbe avere anche la maggioranza nel Parlamento.
Appena il presidente del Comitato Elettorale ha comunicato i dati certi, Martinelli ha lanciato un invito alle opposizioni per fare un governo di unità nazionale. La Herrera ha dichiarato che accetta il risultato, ma che farà una severa opposizione.
Molti attribuiscono il suo insuccesso non solo all’aumento dei prezzi e della criminalità, ma anche ai suoi passati legami con il dittatore Noriega e ai tanti dubbi sul suo patrimonio di due milioni di dollari.
Martinelli ha promesso una pensione sociale per chi non ne ha, la mano dura contro la criminalità e un forte impulso alle infrastrutture pubbliche, a cominciare dalla metropolitana per la città di Panama. Logicamente la sua priorità sarà quella degli investimenti, un trattato economico preferenziale con gli USA e un avvicinamento alla Cina. Martinelli gode fama di grandi capacità amministrative.
Le elezioni hanno lasciato vedovi e muti i vari Chavez che non potranno annunciare un’altra vittoria del socialismo del XXI secolo e un’altra sconfitta degli USA.

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