Brasile & Sud America
 
 
SUD AMERICA E LATINA  
Cambia il clima fra le due Americhe
di Roberto Lovari da L’Opinione 21/04/09
Vertice di Trinidad e Tobago, Barack Obama spiazza tutti.
 
Nel fine settimana si è tenuto il quinto vertice delle Americhe nell’isola di Trinidad, una riunione dei 34 paesi che compongono l’organizzazione degli Stati Americani (OSA), Cuba è stata esclusa nel 62 per la sua alleanza con l’URSS e la scelta del comunismo.
La riunione avrebbe dovuto discutere principalmente della crisi economica mondiale, ma le cose sono andate in maniera diversa. Il vertice avrebbe visto il debutto nello scenario americano del nuovo presidente USA, Barack Obama e avrebbe visto anche il debutto della sinistra radicale di Chavez e degli alleati dell’ALBA contro gli USA sul tema di Cuba. Infatti alcuni giorni prima del vertice di Trinidad Chavez aveva riunito l’ALBA (Venezuela, Cuba, Bolivia, Repubblica Dominicane e Nicaragua) ed alcuni invitati come l’Ecuador e il Paraguay. Erano stati annunciati fuochi e fiamme, la dichiarazione già preparata del vertice doveva essere cambiata e il vertice doveva decidere la fine del blocco economico USA su Cuba e il suo rientro nell’OSA. I “Bolivariani” non avevano calcolato alcune cose, il clima non era quello del vertice di Mar de la Plata del 2005 in Argentina, quando era stato facile montare una vera e propria aggressione a Bush e agli USA impegnati nella guerra in Iraq e in Afganistan. L’America Latina è attraversata adesso da profonde divisioni non solo tra stati, si pensi allo scontro tra Cile e Bolivia sul problema dello sbocco al mare, o quello tra Ecuador e Colombia, per non dire che al blocco bolivariano guidato da Chavez si contrappone nella sostanza quello guidato da Lula con Cile, Perù e Colombia.
Per mesi nell’anno scorso tutti i latino americani avevano inneggiato al “negro” o al “mulatto” Obama auspicandone la vittoria, tutti convinti che ciò non sarebbe mai stato possibile. Una volta avvenuta i “bolivariani” si sono dovuti confrontare con la sua popolarità ed abilità. Infatti Obama ha sfruttato entrambe spiazzando in modo clamoroso tutti quelli che lo aspettavano al varco. Prima di partire ha alleggerito il blocco economico di Cuba sui viaggi e le rimesse di denaro chiedendo ai cubani di dare risposte alle sue aperture. Raul Castro si è detto pronto a discutere di tutto, anche dei prigionieri politici, ammettendone clamorosamente per la prima volta l’esistenza. Al vertice Obama con una abile politica dei gesti ha salutato con una stretta di mano calorosa non solo l’esterrefatto Chavez, ma anche il ferrigno indio Morales, per non dire del vecchio nemico degli USA Ortega che ha voluto farsi fotografare con lui.
Ai gesti del corpo Obama ha aggiunto parole chiare e semplici: lasciamo stare il passato, guardiamo al futuro, dobbiamo essere alleati, eguali e solidali. Certamente parole non rivoluzionarie, ma che gli sono valse applausi a scena aperta.
Chavez, per recuperare spazio, ha regalato a Obama un libro provocatorio, “Le vene aperte dell’America Latina” di Eduardo Galeano, per i terzomondisti un mito da trent’anni, per altri la bibbia dell’idiotismo latinoamericano. Indubbiamente tra applausi e piccole provocazioni è nato un clima nuovo tra USA e mondo latino americano, compresa la sinistra radicale di Chavez, anche se il vertice si chiude con un documento non firmato dai “duri” dell’ALBA, senza il rientro di Cuba nell’Organizzazione degli Stati Americani e senza la fine del blocco USA.
Nonostante ciò la stampa italiana ha visto grandi cambiamenti al vertice di Trinidad, un clima certamente nuovo e buono, ma l’America Latina non sarà la priorità di Obama.
Sferzante è la battuta di Moises Naim, direttore della rivista americana Foreign policy: “L’America Latina non è competitiva nemmeno nelle minacce”.
Certamente Obama, per quanto riguarda i dissidente e i prigionieri cubani, non si è comportato con il cinismo cialtronesco del responsabile per la cooperazione dell’UE Louis Michel. Infatti nella ripresa dei rapporti tra Cuba e l’UE sancita dalla visiti di Michel a Cuba, non solo non aveva incontrato né parlato dei dissidenti cubani, ma aveva solo esaltato la positività degli incontri con i fratelli dittatori. Poi alcuni non si spiegano perché l’Unione Europea non conti quasi nulla nello scacchiere mondiale.

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