Il 20 di gennaio Barak Hussein Obama entrerà in carica e comincerà a governare gli USA che, crisi o non crisi, rimane, con i suoi circa 14 mila miliardi di dollari di PIL, il motore primo dell’economia e della politica del mondo, e ciò per molti anni ancora.
Su Obama si sono accumulate tante speranze come su nessun altro presidente. Le ragioni sono state già ampiamente descritte da tutti i media del mondo. Il ragionamento vale anche per l’America Latina dove, dall’estrema sinistra ai paesi chiaramente con governi di centro destra come la Colombia, ci si aspettano grandi novità e cambiamenti nei rapporti con gli USA.-
Tutti stanno studiando le posizioni di Obama che, come noto, nella campagna elettorale ha parlato di Iraq, Afganistan e infine della crisi economica, poco sui temi che possono interessare l’America Latina, area dove non ha mai messo piede. Quello che è noto è che si è opposto al trattato di libero commercio con la Colombia a causa delle violazioni dei diritti umani operate in questo paese ed ha anche parlato di rivedere l’accordo commerciale con il Messico (NAFTA). Piene di incognite le sue reiterate affermazioni contro gli investimenti delle compagnie americane all’estero, atteggiamento sicuramente diverso da Bush che è sempre stato favorevole ai trattati di libero commercio.
Sulla “vexata questio” di Cuba Obama da un lato ha ribadito l’embargo e criticato Raul e Fidel Castro per la mancanza di libertà individuali, ma nel contempo si è detto disponibile a togliere alcune restrizioni, come i viaggi delle famiglie e le rimesse illimitate di denaro a parenti cubani.
Ha detto inoltre che lavorerà per una “nuova alleanza delle Americhe (new partnership for the Americas) nella quale si possa sviluppare un dialogo senza condizioni con tutti i governi della regione”.
Certamente Obama partirà nel suo lavoro di creare nuove relazioni con l’America Latina non appesantito da vicende come la guerra dell’Iraq, che tanto ha pesato sull’immagine USA anche in America Latina. Relazioni che trovano opinioni discordi nei vari analisti e commentatori.
Secondo alcuni con Bush avrebbero toccato il loro punto più basso. Per altri gli USA non avrebbero mai avuto rapporti così buoni con il Brasile come durante la presidenza Bush.
Si dice che Bush avrebbe trascurato l’America Latina, ma nessun presidente americano ha fatto più viaggi e ricevuto presidenti dell’area. In una intervista alla AFP, il segretario di stato Condoleezza Rice ha detto che lascia l’incarico con la convinzione di aver migliorato i rapporti con l’America Latina. Importante la sua dichiarazione: “abbiamo lasciato al passato il periodo in cui gli Stati Uniti guardavano all’America Latina nell’ottica della lotta mondiale con l’Unione Sovietica, questo ha permesso di avere buoni rapporti a destra e a sinistra”. Ha ricordato gli stretti legami con la Colombia e i buoni rapporti con Cile, Uruguay e Perù, tutti paesi con governi di sinistra. “Con tutti questi dati avremo buoni argomenti quando ci sarà la riforma dell’ONU per chiedere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza per il Brasile”.
Obama dovrà principalmente trovare risposte ed i giusti atteggiamenti con quanto uscito dalla serie di vertici che hanno impegnato tutti i paesi dell’America Latina e dei Caraibi nella seconda metà di dicembre a Sauipe, Brasile, fortemente voluti ed organizzati dal Brasile per lanciare un suo forte ruolo in tutta l’area.
Diverse sono le opinioni sui risultati, molti hanno visto molto fumo e poco arrosto. Certamente il Mercosur non è riuscito ad uscire dalla paralisi in cui si trova da anni, il vertice dell’America Latina e dei Caraibi (CALC) ha rimandato al vertice del Messico del 2010 la definizione del nome e dei contenuti di questa organizzazione, ma il Gruppo di Rio, organizzazione nata nell’86 tra molti paesi latino americani per mediare i conflitti regionali, ha preso una decisione importante, ha ammesso Cuba e ha chiesto la fine del blocco USA. Il contrasto tra Argentina e Uruguay non ha permesso di nominare il segretario generale che avrebbe dovuto essere l’ex presidente argentino Kirchner, ma comunque i dodici paesi dell’America meridionale hanno dato vita all’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNARS). I risultati non sono adeguati alle aspettative e alle dichiarazioni, ma sicuramente alcune novità sono innegabili. Per vari giorni 33 paesi (32 più Cuba) si sono riuniti senza la presenza degli USA e del Canada, per non dire dell’Unione Europea. Senza mezzi termini hanno tutti affermato di volere un maggior ruolo e peso nelle Americhe e nel mondo.
Certamente ci sono opinioni diverse tra chi, come Chavez o Morales, vede l’UNASUR come strumento da contrapporre all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA), dove gli USA hanno sempre giocato un ruolo egemonico e chi, come il Messico, la pensa diversamente, infatti, dopo il vertice di Sauipi il ministro degli esteri messicano Espinosa si è recato negli USA dalla Rice e ha detto che la nuova UNASUR è un foro regionale e servirà a rafforzare la OSA. Fonti USA hanno lasciato trapelare non marginali diffidenze verso tutti questi vertici senza la presenza USA.
Certamente a preoccupare gli USA non sono le crociere della flotta russa. La caduta del prezzo del petrolio è un problema serio per Venezuela, Russia e Iran. Su quest’ultimo paese e i suoi crescenti legami nell’area dell’America Latina gli USA vigileranno molto, nessuno ha dimenticato il tremendo attentato di Buenos Aires contro la comunità ebraica del ’94.
Obama certamente avrà come priorità l’economia e adesso il Medio Oriente, ma prima o poi dovrà misurarsi con le questioni dell’America Latina. Vedremo probabilmente nella riunione dell’Organizzazione degli Stati Americani nel mese di aprile del 2009. |