Il governo italiano ha deciso di richiamare in patria l’ambasciatore in Brasile in risposta alla decisione del Procuratore Generale del Brasile che ha riconfermato la decisione del Ministro Tarso Genro di concedere asilo politico al terrorista assassino Cesare Battisti. Il Procuratore Generale ha risposto così alla richiesta di parere rivoltagli dal Supremo Tribunal Federal, un misto tra Cassazione e Corte Costituzionale, che si esprimerà dopo il 2 di febbraio dando un parere finale se estradare o no.
C’è tutto il tempo per sviluppare, da parte dell’Italia, una concreta e valida azione di convinzione e di dissuasione. Occorre che l’Italia renda noto che non si fermerà, ma porterà la questione al G8 prossimo e alla riunione del G20 di Londra di aprile.
Il Brasile ha grandi e giuste ambizioni di ruoli internazionali, bene, ma deve sapere che in tutte le sedi internazionali verrà portata la questione che il paese dà asilo a terroristi assassini. L’avvocatura dello stato italiano dovrebbe anche esaminare la possibilità che chi ha reso possibile ad un assassino di sfuggire alla prigione possa essere portato come complice davanti alla giustizia italiana o in altre sedi internazionali penali.
Il personaggio chiave della vicenda è il Ministro della Giustizia Tarso Genro che ha concesso l’asilo politico con un capovolgimento di posizione che ha poi indotto Lula a difenderlo. Infatti il giornale brasiliano Folha de S. Paulo del 29 novembre 2008 riporta la notizia che all’unanimità il CONARE, il comitato per l’asilo politico, ha respinto la richiesta di Cesare Battisti perché i suoi crimini “não são de natureza politica “ (non sono di natura politica).
Il presidente del Conare è Luiz Paulo Barreto, segretario del Ministero della Giustizia, anche il rappresentante del Ministro degli Esteri, Celso Amorin, fedelissimo di Lula, esprime parere contrario all’asilo politico.
Tutto sembrava deciso per l’accettazione della richiesta di estradizione dell’Italia. Ma allora perché il “coup de teatre” con la concessione dell’asilo politico da parte del Ministro Tarso Genro? Le ragioni stanno nel personaggio Tarso Genro e nella vicenda della successione a Lula dell’anno prossimo. Nessuna ha ricordato che il sindaco di Porto Alegre, dove nel 2001 si svolse il World Social Forum, incontro di comunisti, sinistra radicale e terroristi più o meno mascherati di tutto il mondo, era proprio l’attuale ministro della Giustizia. Il 27 u.s. a Belem, in Amazzonia, si è aperto un nuovo Social Forum, guarda caso Tarso Genro sarà super invitato e omaggiato insieme a Cesare Battisti. Tarso Genro fa parte di quei vecchi duri del PT che durante il regime dei militari ha avuto da Cuba e dal comunismo internazionale ogni tipo di aiuti. Non credo necessario ricordare il peso che la sinistra radical-scic francese esercita nel mondo e in Brasile in modo particolare.
Gli avvocati di Battisti si sono rifiutati di rispondere al giornale “O Estado de S.Paulo” che si domandava chi pagasse i loro conti.
L’altro elemento che sicuramente ha pesato sulle scelte a sinistra del Ministro è stata la “trombatura” rifilatagli da Lula nella scelta del suo successore, non il vecchio petista Tarso, ma la fedelissima Dilma Rousseff, che, in caso di sconfitta, consentirebbe a Lula di ricandidarsi nel 2014, mentre in caso di vittoria non si ricandiderebbe, dicono i “boatos”.
Genro in una intervista a tutta pagina su “O Estado de S.Paulo” ha detto: “ sono troppo maturo per amareggiarmi per la scelta di Lula della Rousseff”, e, mentre annunciava la sua candidatura a governatore di Rio Grande do Sul, ha aggiunto con un sorriso che il PT non si è ancora espresso sulla candidatura di Lula, anche se sicuramente accoglierà la sua opinione.
L’anno prossimo si vota e Lula, pur godendo di una grande popolarità, non riesce a far decollare il suo successore, il ministro Dilma Rousseff, non amata dal PT perché non proveniente dalle sue file.
Tarso è uno potente dentro al PT e con la vicenda Battisti ha voluto dire che è Lula che deve seguire il PT e non il contrario.
Lula, sempre alla ricerca del consenso, non ha sicuramente gradito l’ondata di critiche che in tutto il Brasile si è levata contro la scelta di Tarso Genro. Nella maggioranza pochissimi hanno parlato, l’opposizione ha sparato a zero, la TV Globo, i giornali, le radio hanno usato parole forti, basti il titolo dello Estado De S.Paulo del 16 gennaio: “decisão desastrada” che non credo sia necessario tradurre.
Onestà intellettuale vuole che si faccia conoscere un fatto ricordato da Tarso Genro per giustificare la sua decisione. L’Italia non ha mai concesso al Brasile l’estradizione di Salvatore Cacciola, un bancarottiere con nazionalità italiana rifugiatosi a Roma, accusato di gravi reati finanziari per un miliardo e mezzo di dollari. In più al Cacciola , come ha riportato il giornale brasiliano Folha de S. Paulo, era stato concesso nel 2000 dal comune di Roma di fare un lussuosissimo albergo a via Petroselli con un cambio di destinazione. Era sindaco Francesco Rutelli. |