L’Argentina celebra nel secondo semestre i 25 anni del ritorno alla democrazia. Dopo 7 anni di una sanguinaria dittatura militare, nell’ ottobre del 1983 gli argentini andarono alle urne per eleggere un presidente civile, Raul Alfonsin, che entrò in carica nel dicembre di quell‘anno con lo slogan “Con la democrazia, ci si alimenta e ci “si educa”. Ma, dopo un quarto di secolo, la democrazia argentina, sebbene sia la più vecchia della regione (il Brasile e l’Uruguay ritornarono alla democrazia nel 1985 e il Cile nel 1990), è una delle più deboli.
Da allora ad oggi, il paese ha avuto otto presidenti ed è passato per varie ribellioni militari e popolari. Cristina Kirchner è la nona occupante della Casa Rosada. La rotazione della carica è implacabile: dal 1983 il paese ha avuto un presidente ogni 2 anni e sette mesi. Uno dei segnali della debolezza istituzionale dell’Argentina è apparsa evidente due settimane fa, quando Cristina affrontava il momento più difficile del confronto durato più di 100 giorni con il mondo agricolo. Nell’occasione un sondaggio dell’agenzia Barometro ha indicato che una percentuale fuori dal normale di argentini (34,4%) si è detta favorevole (per qualunque causa) alla convocazione di elezioni presidenziali anticipate per cambiare il governo di Cristina che è al governo da solo sette mesi.
RIBELLIONI POPOLARI
Fin dal 1983 solo due presidenti hanno completato il loro mandato. Altri quattro hanno dovuto interrompere il loro mandato per ribellioni popolari e ci sono stati due interini che sono rimasti pochi giorni nella carica. Al contrario dell’Argentina, nel Cile e in Uruguay non ci sono stati casi
analoghi. Nemmeno nel Brasile poiché la destituzione di Collor de Mello avvenne per decisione del Congresso, ha dichiarato l’analista politico Rosende Fraga. Secondo Fraga l’ Argentina ha superato in quantità i cosiddetti “Golpe di strada” operati dagli ecuadoregni e dai boliviani. Questo tipo di protesta popolare ha provocato la caduta di tre presidenti in Ecuador e di due in Bolivia. Fin da marzo Cristina è stata l’obiettivo di rumorose manifestazioni nelle grandi città e di marce di protesta nelle campagne. La sua popolarità è caduta dal 56% di gennaio al 20 di giugno. Furiosa e chiamando i settori che protestavano golpisti, Cristina ha reagito mettendo nelle strade i suoi sostenitori. Il parlamento non ha fatto nulla durante i tre mesi di conflitto, e si è mosso solo dopo 100 giorni di crisi. A confronto con il passato l’Argentina vive una debolezza istituzionale, sebbene
la democrazia non sia a rischio. I presidenti possono rinunciare ma il sistema democratico non si altera, ha affermato Fraga. L’ipotesi di un golpe militare, soluzione frequente durante sei decadi, oggi sarebbe impraticabile, poiché le mal ridotte forze armate non hanno interesse a prendere il potere, nè le condizioni per farlo. “E’ cosa impensabile. Civili e militari non ci speculano” valuta lo storico e deputato Jose Garcia Hamilton. Gli analisti ricordano che nemmeno nei giorni peggiori della crisi del 2001, quando folle saccheggiavano i supermercati e gruppi assaltavano le banche, non c’è stato nessun appello per un intervento militare.
TRE PIAGHE
Il socialista Hermes Binner, governatore della Provincia di Santa Fe, una delle più ricche del paese, sostiene che il paese soffre tre piaghe: l’indebolimento del Federalismo (dando luogo ad un governo centrale sempre più forte), la poca indipendenza dei poteri e l’“iperpresidenzialismo”. Fraga sostiene che l’iperpresidenzialismo dentro la cultura latino-americana –caratterizzata da personalità politiche forti e istituzioni deboli per contenerle- è un coltello a doppio taglio. Secondo Fraga in questo modello “il presidente è tutto e, quando è debole, il sistema politico va in rovina.
Cristina presenta già alcuni di questi sintomi , affermano gli analisti. Indebolita dalla crisi agricola , ha cominciato ad assistere alla fuga di deputati un tempo alleati. Vari governatori cominciano ad abbandonarla. Proprio Binner, ex alleato di Cristina, ha detto pochi giorni fa: “Questa forma di governo sta terminando”.
Per complicare la situazione, la percezione della popolazione è che il vero presidente non è Cristina ma suo marito, l’influente ex presidente Nestor Kirchner. Ambedue sono criticati per il loro autoritarismo, per l’abuso di decreti e per l’influenza sul potere giudiziario. Oltre a questo, ministri sospetti di essere coinvolti in scandali rimangono nel loro incarico.
STATISTICHE
In aggiunta, il governo è accusato di alterare le statistiche . L’Istituto di Statistiche e Censo (INDEC) ha perso tutta la credibilità, cosa che non era accaduta nemmeno al tempo della corrotta dittatura militare. L’Indec è accusato di falsificare gli indici dell’inflazione e della povertà. L’inflazione reale, secondo gli economisti, sarebbe tre volte maggiore di quella ufficiale. La povertà sarebbe per lo meno il 10% in più. La governabilità argentina è una delle peggiori, secondo il ranking internazionale preparato dalla Banca Mondiale. In una scala da uno a cento punti creata per valutare le politiche regolatorie dei paesi, l’Argentina ha ottenuto solo 22 punti (il Brasile è a 53 punti). Il risultato della valutazione ha reso l’Argentina negativa per gli affari. Nel ranking elaborato dalla Banca Mondiale, l’Argentina sta peggio del paese africano Sao Tomè e Principe e leggermente meglio del Bangladesh in Asia. In materia di controllo della corruzione, l’ Argentina ha ottenuto solo 43 punti, molto sotto il Cile, che ha ottenuto 90 punti, o l‘Uruguay (81 punti). Anche al di sotto del Brasile che ha ricevuto 52 punti. |