Sabato 26 aprile il Consiglio permanente dell’Organizzazione degli Stati Americani ha tenuto una riunione straordinaria per esaminare la situazione in Bolivia, in vista del referendum del 4 maggio sull’autonomia, promosso dal popoloso e ricco dipartimento di Santa Cruz de la Sierra. In giugno faranno lo stesso i dipartimenti di Beni e Pando, Tarija deve ancora fissarne la data.
Il ministro degli Esteri della Bolivia, David Choquehuanca, presente alla riunione, ha mosso un duro attacco dicendo che il referendum è solo il primo passo perla secessione delle quattro ricche province della parte orientale del paese.
Il ministro ha ripetuto la volontà di Morales di aprire trattative tra governo e opposizione. Il presidente dell’Osa ha criticato la genericità della risposta sulle trattative tenute dal Consiglio nazionale democratico che rappresenta i quattro dipartimenti dell’opposizione. Oggi Davide Caputo, vicesegretario degli Affari politici dell’Osa, si recherà nel paese per incontrare Morales e i dirigenti di Santa Cruz De La Sierra. Il primo di maggio il consiglio permanente dell’Osa tornerà a riunirsi per esaminare la situazione.
La crisi ha radici antiche ed è stata acuita dall’elezione di Morales nel 2005. la Bolivia è seconda nella graduatoria della povertà del Sud America dopo l’Ecuador. Insieme al Perù, vede la maggioranza della popolazione costituita da indigeni precolombiani, quechua e aymara, che abitano prevalentemente la parte occidentale in un altopiano tra i 2500 e i 4000 metri di altezza.
La parte orientale in pianura è abitata invece in maggioranza da bianchi e meticci. Ed è anche nella parte orientale detta “mezzaluna” che si trovano le risorse petrolifere, il gas ed un’agricoltura ricca e sviluppata.
Morales vince le elezioni con il suo Mas (Movimento al Socialismo) con un programma basato sul “socialismo del XXI secolo”, dal taglio fortemente chavista, amicizia con Cuba e Chavez, avversione agli Usa, un programma di radicali riforme sociali che dovrebbero annullare le secolari disuguaglianza sociali tra gli indigeni e l’altra parte della popolazione. Programma salutato entusiasticamente dal Presidente della Camera Bertinotti nel suo recente viaggio di gennaio in Sud America. “il socialismo indigeno” è per il presidente di Rifondazione Comunista un elemento di valore, non solo per la nuova America Latina, ma anche per tutto il mondo. Morales indice per il luglio del 2006 le elezioni per l’Assemblea Costituente. Le vince, ma non ottiene i 2/3 necessari secondo la legge i convocazione per farne approvare i contenuti. Nella stessa votazione viene approvato in quattro dipartimenti su nove la scelta dell’autonomia. Due terzi ed autonomia sono i termini di uno scontro che si scatena nel paese spesso con morti e feriti con fasi alterne, intrecciandosi anche con la volontà della città di Sucre di ritornare ad essere capitale piena del paese, e non solo legale.
Morales nel mese di novembre del 2007 convoca la costituente in una caserma e fa approvare la nuova costituzione a forte taglio statalista, socialista e indigenista dai due terzi dei presenti, e non degli eletti, e senza l’opposizione. La nuova costituzione prevede la possibilità per Morales di essere rieletto, viene convocato anche un referendum per ratificare il lavoro della costituente.
I dipartimenti dell’opposizione (Santa Cruz, Pando, Beni e Tarija) non accettano né l’uno né l’altro e indicono il loro referendum per l’autonomia. Il paese è sull’orlo di un duro scontro di classe tra ricchi e poveri, tra indigeni, bianchi e meticci, è in discussione l’unità stesa della Bolivia.
L’alleanza con l’iraniano Ahmedinejad, oltre che con Castro e Chavez, ha dato frutti avvelenati. |