Le principali organizzazioni dell’agricoltura dell’Argentina hanno deciso di sospendere lo sciopero che durava da 21 giorni per protestare contro la politica economica della “Presidenta” Cristina Fernandez de Kirchner.
Le dichiarazioni dei dirigenti del mondo agricolo sono state unanimi nella chiarezza: “ sospendiamo lo sciopero, non la lotta”. Si tratta di una tregua per verificare le reali volontà del governo di dialogo e di ricerca di soluzioni. Lo sciopero, il più grande degli ultimi 30 anni, aveva prodotto grandi difficoltà nell’approvvigionamento di carne, il principale degli alimenti degli argentini, pollo, verdure e latticini e si era trasformato in una sfida per la “Presidenta”, come la chiamano gli argentini.
A dicembre la sua vittoria era stata chiara e netta,aveva inaugurato una nuova dinastia peronista, dopo quella di Peron e di sua moglie Isabelita, finita tragicamente con sanguinose dittature militari.
L’ex Presidente e marito Nestor si era dedicato a riorganizzare il partito peronista, per essere pronti, alla prossima scadenza presidenziale, a ricandidare la moglie o a ripresentarsi lui stesso.
Tutto sembrava sotto controllo, quando è scoppiata la grave crisi con il mondo dell’agricoltura. Di fronte allo sciopero Cristina ha subito assunto un duro atteggiamento, negli ultimi quattro interventi una sola volta ha ventilato l’ipotesi di un dialogo con le parti.
Sorprendentemente le classi medie di Buenos Aires si sono schierate con gli agricoltori, dando vita ad una tipica manifestazione dei sudamericani ed in particolare degli argentini: cortei dove vengono battute le pentole, “caceroladas”.
Contro di loro sono stati scatenati i “piqueteros”, disoccupati organizzati di sinistra alleati del governo.
Di fronte alla tenacia degli scioperanti, non sono valse le minacce di interventi duri di polizia per rimuovere i blocchi, è scesa in campo per ben due volte la “piazza peronista”. L’ultima manifestazione in Plaza de Mayo, dove ha sede la presidenza della repubblica, di martedì 1 aprile, ha visto dispiegarsi tutto il volume di fuoco del Peronismo: ministri, governatori,sindacalisti, dirigenti ed attivisti del partito Peronista hanno riempito la piazza con slogans e cartelloni per sostenere il durissimo discorso della Presidenta contro gli agricoltori.
Pesantissimo il richiamo allo sciopero degli agricoltori del 24 febbraio del 1976, un mese dopo vi fu il colpo di stato più sanguinoso della storia dell’Argentina.
Ma l’esultanza della piazza e i toni duri del suo discorso non sono serviti né a risolvere lo scontro con gli agricoltori, né a dare soluzione ai problemi che lo hanno prodotto e ad affrontare il problema vero che affligge l’Argentina.
La crisi dell’Argentina si misura ancora una volta con il suo male storico, l’inflazione. Il governo dice che è all’8%, gli economisti indipendenti dicono invece al 25%. Il governo ha reagito bloccando prezzi e tariffe, provocando scarsità di beni e insufficienza di servizi.
La mancanza di prodotti alimentari nel paese ha spinto il Governo a disincentivare i produttori agricoli ad esportare i loro prodotti.
Ecco, allora, l’11 febbraio il Governo decidere di elevare la trattenuta sull’esportazione del grano e della carne dal 35% al 44,1%. Per la soia si è creata una ritenuta mobile secondo il prezzo internazionale, quando dovesse superare i 580 dollari a tonnellata, il governo si prenderà il 95% dell’aumento. Sono quindi chiare le ragioni che hanno spinto gli agricoltori ad affrontare il Governo.
È difficile dire quale sarà la soluzione del problema. Quello che è certo è che la “Presidenta Cristina” ha terminato la cosiddetta luna di miele dei 100 giorni dopo l’insediamento nel peggiore dei modi possibile. Si apre un futuro denso di nubi per lei e per l’Argentina tutta. |