Brasile & Sud America
 
 
BOLIVIA (LA PAZ)  
Un discusso Evo Morales
di Roberto Lovari da “L’Avanti” del 9/11/07
Domenica 28 e lunedì 29 ottobre hanno visto la visita del presidente della repubblica della Bolivia Evo Morales. Indipendentemente da come si possono giudicare le sue idee ed azioni, ci si trova di fronte ad un personaggio che è certamente un protagonista nello scacchiere latino-americano e comincia ad esserlo anche in quello mondiale con la sua politica di intensi rapporti con l’Iran. Morales è il primo indigeno (non indio che è espressione dispregiativa, anche se la usa il giornale Liberazione) eletto, in un paese, la Bolivia, dove le popolazioni precolombiane degli Aymara e dei Quechua sono state emarginate per secoli pur essendo la maggioranza.
Morales è stato un sindacalista un po’ particolare, è diventato famoso per poi arrivare alla presidenza difendendo i coltivatori della foglia di coca, foglia il cui uso alimentare è antico in funzione energetica e con grande consenso popolare. È comprensibile l’ostilità degli USA che vedono queste coltivazioni materia prima per fare le cocaina.
Nel gennaio del 2006 diventa presidente del suo paese con un programma che si rifà al socialismo del XXI secolo di Chavez con varianti di forti rivendicazioni indigene. Sono questi contenuti del suo socialismo indigeno ed anti USA che fanno la felicità dei ”movimenti”di D’Erme di Action che lo ricevono in un edificio occupato a Roma, o che gli ottengono  l’appoggio di Rifondazione Comunista anche nell’esproprio della Telecom boliviana. Si noti che pochi mesi fa la sottosegretaria alla Cooperazione Patrizia Sentinelli di Rifondazione aveva firmato un contributo di 38 milioni di dollari per interventi umanitari a Palo Alto, vicino a La Paz. Tra un incontro e l’altro Morales ha avuto il tempo di soddisfare la sua grande passione, il calcio, incontrando Totti e visitando un centro sportivo romano.
Purtroppo il clima amichevole incontrato in Italia è finito presto e Morales è rientrato nel suo paese, dove la situazione politica ed economica non cessa di aggravarsi ogni giorno di più. Fare un elenco dei suoi problemi richiederebbe molto spazio. Morales, sulla scia del modello Chavez, aveva indetto elezione per una Assemblea Costituente che desse una nuova costituzione al paese e dove introdurre il suo socialismo indigeno. Le elezioni sono state sì vinte da Morales, ma non con quei due terzi che la legge prevedeva per approvare gli articoli proposti. La minoranza si è appellata a questo articolo della legge paralizzando tutto. Se questo non bastasse, è scoppiata la questione della capitale. Adesso La Paz è sede del Parlamento e del Governo, Sucre, antica capitale, è sede del potere giudiziario e capitale legale. Manifestazioni di massa a Sucre per riportare tutti i poteri nella vecchia capitale, contro manifestazioni a La Paz per difendere lo status quo. Risultato, l’Assemblea Costituente che ha sede a Sucre ha dovuto sospendere i lavori. Un comitato politico formato da maggioranza di Morales e opposizione tenta con trattative quotidiane di trovare una via d’uscita e di far riprendere i lavori alla Costituente. Ma insieme alle elezioni per la Costituente, si è tenuto anche un referendum per le autonomie locali. Il risultato ha riportato una drammatica spaccatura del paese: la parte occidentale andina, abitata dalla maggioranza indigena e la più povera del paese, ha detto no, invece l’”oriente”, ovvero la parte bassa, la più ricca di industrie e di idrocarburi, abitata da bianchi, ha detto si con forza ad una autonomia locale con venatura indipendentistica. Gli indigeni poveri ma numerosi contro i bianchi ricchi. Certamente Morales va avanti per la sua strada ed è di pochi giorni fa il progetto di creare una pensione per tutte le persone ultrasessantenni da finanziarsi diminuendo la parte delle entrate che derivano dai ricchi giacimenti di gas che prima andavano alle province, a quelle province dove si trovano i giacimenti e città come Santa Cruz de la Sierra, uno dei capisaldi dell’opposizione.
Situazione tesa, dunque, a cui contribuisce quasi quotidianamente lo stesso Morales con le sue dichiarazioni: come quando ha dichiarato che l’ONU doveva essere spostato da New York, ottenendo il dileggio dell’ambasciatore USA che gli ha risposto dicendo che Morales voleva il trasferimento a Disneyland. O come quando, nell’intervista al Manifesto, ha parlato di colpi di stato o di interventi stranieri.
Gli è stato ricordato che l’unico che ha minacciato di intervenire in Bolivia è stato Chavez, nel caso in cui le oligarchie boliviane tentassero di abbattere Morales.
Molti ricordano a Morales che si muove su aerei e con personale venezuelani. Certamente alcuni settori militari non hanno gradito l’omaggio reso al “Che” da Morales, ricordando che il Che guidava un’invasione straniera contro la quale avevano perduto la vita semplici cittadini in armi ai quali non è stato riconosciuto nessun merito.
Sono decenni che i militari boliviani non intervengono nelle vicende politiche. Morales pompa la strategia della cospirazione, forse per coprire le grandi difficoltà economiche e la polarizzazione del paese.

torna indietro torna sopra