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SUD AMERICA E LATINA  
Gli investimenti esteri in America Latina
Di Andres Oppenheimer* da "El Nuevo Herald Miami" del 06/05/07
Un nuovo rapporto delle Nazioni Unite sugli investimenti esteri in America Latina dovrebbe causare allarme in tutto il continente: si dice che la regione sta ricevendo una percentuale degli investimenti globali ogni volta minore e che le compagnie multinazionali stanno perdendo interesse per la zona. A prima vista, il rapporto della Commissione Economica per l’America e il Caribe (CEPAL) non sembra portare cattive notizie. Il comunicato stampa del 3 maggio porta il titolo: ”crescono i flussi di investimenti esteri verso l’America Latina e i Caraibi nel 2006”. Meraviglioso, si pensa, ma le prime impressioni a volte sono ingannevoli. Quando si continua a leggere il comunicato stampa e dopo il rapporto completo, vengo a sapere che, sebbene gli investimenti esteri in America Latina e noi Caraibi sono cresciuti dell’ 1,5 percento nell’anno passato in termini di dollari, la crescita degli investimenti esteri a livello mondiale è stata del 34 percento. Secondo la relazione gli investimenti stranieri nella regione sono stati 72.400 milioni di dollari l’anno passato. I paesi che hanno ricevuto la maggior parte di investimenti in termini di dollari sono stati Messico, Brasile e Cile, che congiuntamente hanno raggiunto il 60% di tutti gli investimenti stranieri nella regione. I paesi che hanno ricevuto più investimenti in relazione alla grandezza delle loro economie sono stati Panama, Trinidad e Tobago e Uruguay. Ciò nonostante, dietro queste cifre ci sono dati preoccupanti. Tra le altre cose, la CEPAL segnala le seguenti tendenze:
L’America Latina e i Caraibi stanno ottenendo una percentuale ogni volta minore degli investimenti stranieri globali che stanno andando sempre di più al modo industrializzato, alle potenze emergenti dell’Asia e dell’Europa centrale che offrono stabilità, sicurezza giuridica e prevedibilità.
Agli inizi degli anni settanta, l’America Latina riceveva il 17 percento di tutti gli investimenti stranieri nel mondo. Successivamente la percentuale diminuì negli anni ottanta, crebbe al 16 percento negli anni novanta ed è diminuita nuovamente negli ultimi anni. Nel 2006 l’America Latina ha ottenuto solo l’8 percento degli investimenti mondiali, la seconda percentuale più bassa in 15 anni. Gli investimenti in America Latina cadono in modo più drammatico quando si mettono in relazione agli investimenti stranieri totali nei paesi in via di sviluppo. Infatti la Cina, il Sud Est Asiatico, l’India e l’ex Europa dell’est stanno ricevendo una percentuale ogni volta maggiore degli investimenti mondiali. Mentre l’America Latina riceveva un 47 percento di tutti gli investimenti stranieri che andavano al mondo in via di sviluppo all’inizio degli anni settanta, la proporzione si è allontanata al27 percento nell’anno scorso. C’è una perdita di interesse delle imprese multinazionali nella regione, dice la relazione. Tra le imprese multinazionali che hanno deciso di ritirarsi o ridurre considerevolmente la propria presenza in vari campi, come le telecomunicazioni o le banche, il rapporto cita la France Telecom,Verizon, Bellsouth, Atpt, Bank of America, Royal Dutch Shell e Total. Mentre gli investimenti stranieri in America Latina si concentrano in settori relazionati con l’acquisto di materie prime, gli investimenti in Messico e America Centrale è solita concentrarsi nel settore manifatturiero, scarsi sono gli investimenti stranieri in ricerca e sviluppo di prodotti i maggior valore aggiunto
Opinione mia: non è facile attirare investimenti stranieri – o anche parte dei 400 miliardi di dollari che gli stessi latino americani hanno nascosto all’estero – quando la gran parte delle notizie sull’America Latina che si leggono sulla stampa mondiale si riferiscono a nazionalizzazioni o altre misure che allontanano gli investimenti. Nello stesso giorno in cui la CEPAL pubblica il suo rapporto, la principale notizia latino americana in tutto il mondo è stato l’annuncio del presidente narcisista leninista venezuelano Hugo Chavez che pensa di nazionalizzare le banche e la principale industria siderurgica del paese. Chiaro, grazie ai prezzi del petrolio Chavez può permettersi, per adesso, il lusso di alimentare la sua megalomania a costo di spaventare gli investitori. Ma i leaders di altri paesi che non hanno tanti petrodollari, come Bolivia ed Ecuador, stanno commettendo delle assurdità seguendo i suoi passi con bravate populiste.
I leaders latino americani dovrebbero leggere attentamente il rapporto della CEPAL e seguire i passi dei paesi di tutti i colori politici, come la comunista Cina, il Viet Nam, la socialista India e la orgogliosamente capitalista Irlanda, che ricevono cifre record di investimenti stranieri. Questi paesi stanno attirando sempre di più investimenti che prima andavano in America Latina e stanno avendo successi con forti crescite, creando lavoro e riducendo la povertà.
 
*Andres Oppenheimer scrive da anni sull’America Latina sull’autorevole giornale di lingua spagnola di Miami “El Nuevo Herald” e sul “Miami Herald”.

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