L’ “effetto serra”, secondo gli esperti, produrrà grandi conseguenze sulla terra nei decenni a venire. Uno intanto lo ha già prodotto adesso, ha aperto grandi speranze e grandi polemiche sui bio combustibili. Gli Stati Uniti e l’Europa vogliono diminuire del venti percento entro il 2020 la loro dipendenza dal petrolio usando energie alternative non inquinanti. Mentre l’Europa sta studiando quali soluzioni adottare, l’America di Bush ha scelto con decisione l’uso dell’alcool e del biodiesel per sostituire l’inquinante benzina, ricca di tante complicazioni politiche del tipo di quelle del Presidente Chavez.
Riprendendo una vecchia proposta di Lula, Bush nei primi quindici giorni di marzo, ha compiuto un largo giro nel Sud America proponendo ad un gruppo di stati ( Perù, Colombia, El Salvador, Honduras, Haiti, Guatemala) collaborazione tecnologica e soprattutto mezzi finanziari per produrre bio combustibili come l’etanolo. La proposta degli USA è stata vista come una ripresa di iniziativa politica di un Nord America da tempo assente dall’America Latina e come una proposta concreta per trovare quel 20% di energia rinnovabile. Questa proposta, che Lula, nel suo viaggio negli USA, aveva già sottoposta a Bush senza riscontro, ha suscitato grandissimo interesse e grandissime speranze. Nel campo della produzione e dell’uso dell’etanolo il Brasile ha anche un precedente storico.
Nel 1973, dopo la crisi petrolifera seguita all’ennesima guerra tra Israele e i Paesi Arabi, il regime militare allora al governo investì miliardi di dollari nella costruzione di impianti per produrre alcool dalla canna da zucchero. Dopo un grande successo, la riduzione del prezzo e il ritorno in abbondanza del petrolio sui mercati mondiali fecero diminuire a piccole percentuali le macchine che usano alcool. Tuttavia attualmente il Brasile è il secondo produttore di etanolo del mondo con il 35% (gli USA 37%), ed è il paese dove il 20% delle macchine già usa l’energia verde e rinnovabile. Ma quello che più conta è che il paese possiede in questo campo la tecnologia più avanzata del mondo. Molti in Brasile hanno intravisto una nuova era di sviluppo e di ricchezza come quella della gomma e del caffè. Certamente l’affermazione di Lula che i biocombustibili saranno l’energia del secolo XXI ed il Brasile ne sarà uno dei maggiori produttori ha solidi fondamenti. Non solo il Brasile è il maggiore possessore di tecnologia nel campo, ma le condizioni climatiche e di suolo sono ottimali per la coltivazione della canna da zucchero, il più efficiente dei vegetali per la produzione di etanolo.
La canna da zucchero produce alcool con un sesto dell’energia necessaria con il granoturco, prodotto usato negli USA. Un ettaro di terreno a canna da zucchero produce 6000 litri di benzina, 3100 con il mais, 5000 con la barbabietola. Un litro di benzina prodotto con canna da zucchero costa 22 centesimi di dollaro, 30 con il mais, 53 con la barbabietola. Gli Stati Uniti non hanno più terre per coltivare il granoturco; l’anno scorso un 20% della produzione è stato utilizzato per fare alcool, ciò ha prodotto un rincaro del granoturco con conseguenze anche nel piatto dei messicani che utilizzano il mais per le loro “tortillas”.
Lula, pur soddisfatto dei protocolli di collaborazione firmati tra i due paesi per sviluppare la produzione del combustibile verde, non ha mancato di ricordare agli americani gli anacronistici sussidi che gli USA, come la UE, forniscono ai loro agricoltori e l’incredibile tassazione che incontra l’alcool brasiliano quando entra nel grande paese nordamericano. Lula e i brasiliani sanno che, nonostante questo, l’etanolo brasiliano è fortemente competitivo e soprattutto che il Brasile è in grado di fornire quella quantità di cui hanno bisogno gli Stati Uniti. Solo il 3% del terreno agricolo è coltivato a canna da zucchero, superficie che potrebbe arrivare a 20 milioni di ettari senza toccare la produzione di altri alimenti, ma potendo così fornire al mondo il 25% dell’etanolo richiesto. La prospettiva della nascita di un grande mercato dell’etanolo in Sud America e non solo, ha soddisfatto Bush, ma anche Lula non ha nascosto il proprio entusiasmo, anche per il nuovo ruolo del Brasile in Sud America e nel mondo come esportatore di tecnologie verso il terzo mondo. Lula si attiene rigidamente al silenzio, ma gli osservatori non nascondono il ruolo crescente di Chavez, che si è reso protagonista di un viaggio “parallelo” a quello di Bush in paesi amici come l’Argentina, da dove ha mosso pesanti attacchi al Presidente USA. Ma se Chavez, nel suo programma domenicale “Alò Presidente”, si è limitato a definire sbagliata la politica dell’etanolo, un pesantissimo attacco è venuto da Castro.
Fidel Castro, dopo otto mesi di silenzio, salvo le sporadiche apparizioni in televisione, scrive un articolo pubblicato da Granma il 29 marzo dal titolo: ”Più di tre miliardi di persone condannate a morte prematura di fame e di sete nel mondo”. La cifra, dice Castro, non è eccessiva, ma prudente. La responsabilità di queste morti sarebbe dei programmi di produzione di etanolo che sottrarrebbero terreno alla coltivazione di alimenti.
Oltre ad affermare che tutto dipende dalle scelte di Bush, Castro invita il mondo al risparmio energetico, facendo come Cuba, che semplicemente ha sostituito le lampadine ad incandescenza con quelle fluorescenti. Certamente Castro non è stato il solo a muovere critiche ai piani di produzione di biocombustibile, anche l’MST, per bocca di Stedile, ha fatto critiche. Critiche che non hanno fermato Lula, che, al contrario, ha espresso grande soddisfazione nel firmare un accordo di 480 milioni di dollari tra l’italiana ENI e la brasiliana Petrobras. L’accordo, siglato durante la recente visita di Prodi in Sud America, prevede tra l’altro, oltre la costruzione di quattro impianti per la produzione di energia verde, anche la creazione di piantagioni di canna da zucchero in Angola e forse anche in Mozambico. Un modo nuovo di aiutare i paesi in via di sviluppo a crescere in funzione della salvaguardia dell’ambiente e di una crescita sostenibile. |