Il pacchetto di Lula è arrivato. Enfaticamente, gagliardamente chiamato “Piano di Accelerazione della Crescita economica” (PAC), per dispiegato con promesse sonore: più di 500 miliardi di investimenti fino al 2010, con una crescita in aumento al tasso dal 4,5 al 5 percento all’anno, con taglio delle tasse. Alcune buone impressioni ne accompagnano l’uscita, il modo di annunciarlo. La prima è che il pacchetto non è nulla di più di una compilazione di bilanci e di progetti passati. Per molti il PAC soffre di una mancanza essenziale: il suo funzionamento è condizionato da vari fattori che sono al di fuori della sfera del Governo. Detto in altro modo, si sono dimenticati di concertare con l’avversario. Gli impresari, per esempio, dovranno entrare con metà degli investimenti previsti. Anche gli Stati e i municipi sono coinvolti. Dovranno sopportare cambiamenti nelle imposte e nel destino dei tributi raccolti. Sono le innumerevoli varianti che spingono gli analisti a dire che non si tratta d’altro che di un logoro show mediatico di Lula. Nessuno ha dimenticato che a metà 2003 il Presidente ha promesso uno “spettacolo di crescita” che non ci fu. Impegni a far crescere il Paese del 4 o 5 percento appaiono e muoiono tutti gli anni. Nel 2006 non andò oltre il magro 2,8%. Ma, è bene che si dica, il progetto di Lula, anche se nel campo delle intenzioni, cammina nella giusta direzione. È necessario cominciare da qualche parte e il PAC tenta di dare la spinta iniziale. Qui sono previsti investimenti in energia, sanità, abitazione, nelle infrastrutture nelle loro articolazioni. È il programma del Brasile e il solo fatto che il Governo lo collochi come prioritario dimostra una volontà differente da quella mostrata nei primi quattro anni della gestione, in una anemia di programmazione che impacchettò il Paese. Nella rotta del PAC non è mai troppo allertare che la riforma tributaria, previdenziale e delle relazioni industriali sono molle fondamentali per promuovere questo salto di crescita. Il ritardo nello sviluppo di queste riforme può certamente compromettere molto di ciò che è previsto nel PAC ed è inaccettabile per un Brasile che si vuole più moderno. |